Alfredo Bazoli
Con la definitiva approvazione della legge delega sulla riforma
della p.a., e del decreto legge riguardante la finanza degli enti
locali, il Parlamento ha chiuso i suoi lavori per la pausa
estiva. Renzi ha mandato ieri a tutti i parlamentari di
maggioranza una lettera, con la quale ha ricordato la quantità e
qualità di provvedimenti approvati nell’ultimo anno, spronandoci a
proseguire su questa strada.
Una lettera ovviamente molto carica ed enfatica, che tuttavia
cerca di aiutarci a fermare l’attimo, a provare a focalizzare
l’istante, in modo da capire cosa ha prodotto l’intenso lavoro di
questi ultimi mesi. Io credo che sia obiettivo riconoscere che
molto è stato fatto, che un tratto di strada impervio e difficile è
stato percorso. Sono stati affrontati e sciolti nodi che
sembravano irresolubili, approvate riforme attese da lungo tempo,
dalla legge elettorale, al mercato del lavoro, dalla scuola alla
pubblica amministrazione, fino al fisco e a tanti interventi
significativi sulla giustizia. Sono stati introdotti rilevanti
correttivi fiscali, riguardanti i lavoratori (gli 80 euro in busta
paga stabilizzati), e le imprese (la riduzione dell’Irap e la
decontribuzione sulle nuove assunzioni).
Alcune di queste riforme hanno prodotto effetti visibili, altre
meno, altre devono ancora andare a regime. Alcune sono ottime, altre
sono perfettibili. Ma ci sono, e il paese sembra stia entrando
in una nuova stagione. Domenica scorsa Carlo Messina,
consigliere delegato di Intesa San Paolo, in una intervista al
Corriere della Sera diceva con chiarezza che “siamo fuori dalla
crisi, i segnali vanno tutti in questa direzione. Vedo che il paese
accelera, l’onda delle sofferenze, cioè i crediti che le imprese
in difficoltà fanno fatica a restituire, si sta riducendo in maniera
rilevante, vediamo che le imprese hanno ricominciato a investire. E
non soltanto quelle più orientate all’export, ma anche quelle più
legate alla domanda interna. La svolta insomma c’è stata. Un trend
che non è più in discussione”. E aggiungeva: “gli investitori
internazionali hanno fiducia che ora in Italia le cose si comincino a
realizzare. Che le riforme si comincino a fare”.
Tutto bene dunque, solo luci?
Tutto bene dunque, solo luci?
No di certo. L’occupazione fatica a riprendersi, il debito
pubblico è elevatissimo, le incertezze dei mercati assai rilevanti:
insomma, la strada da fare è ancora lunga.
Ma sarebbe stupido, oltre che disonesto, non riconoscere i risultati, e fare finta di non vedere che la traiettoria è quella giusta, che il paese è incamminato nella direzione corretta. In tutto ciò, peraltro, qualche nube all’orizzonte si intravede. Ed è tutta di natura politica (vorrei dire politicista), ed è quasi interamente interna al PD.
Il voto recente della minoranza del partito al senato, su un punto poco qualificante della riforma della Rai, che ha mandato sotto il governo saldandosi con i voti di Forza Italia, del M5S, della Lega, è l’ennesimo episodio di una guerriglia interna che sta diventando sempre più pericolosa. Che rischia di mettere a repentaglio quel percorso virtuoso di cui dicevo, ed anche la vita stessa del partito democratico.
Ma sarebbe stupido, oltre che disonesto, non riconoscere i risultati, e fare finta di non vedere che la traiettoria è quella giusta, che il paese è incamminato nella direzione corretta. In tutto ciò, peraltro, qualche nube all’orizzonte si intravede. Ed è tutta di natura politica (vorrei dire politicista), ed è quasi interamente interna al PD.
Il voto recente della minoranza del partito al senato, su un punto poco qualificante della riforma della Rai, che ha mandato sotto il governo saldandosi con i voti di Forza Italia, del M5S, della Lega, è l’ennesimo episodio di una guerriglia interna che sta diventando sempre più pericolosa. Che rischia di mettere a repentaglio quel percorso virtuoso di cui dicevo, ed anche la vita stessa del partito democratico.
È chiaro a tutti che quei voti pesano, perché sono decisivi al
senato. E dunque possono determinare la vita e la morte di questo
governo. Ma è altrettanto evidente che quella modalità di
comportamento, quella cioè che ritiene non vincolante alcuna
decisione presa a maggioranza dentro il partito e dentro il gruppo
parlamentare, mette a repentaglio non solo il governo, non solo la
strada della ripresa che il partito democratico sta responsabilmente
guidando contro populismi crescenti e preoccupanti, ma viola il
principio cardine, di base, su cui si regge qualunque comunità o
associazione, quello senza il quale non esiste alcuna organizzazione,
il principio democratico della lealtà alle decisioni della
maggioranza. Questa ribellione interna, basata su una
insofferenza e un astio senza quartiere, sta erodendo le basi di
convivenza del partito democratico, rischia di produrre guasti e
deragliamenti irreversibili. Non possiamo permetterlo.
Nell’interesse del paese, prima di tutto, ma anche nell’interesse
del partito democratico.
L’autunno si porterà dunque con se la necessità di risolvere
queste difficoltà politiche, e certamente speciale onere e
responsabilità spetterà a chi oggi governa il partito. Ma l’etica
della responsabilità dovrà governare anche chi oggi minaccia e
ricatta sulla pelle del paese.
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