Corriere della Sera 11/03/15
Marco Cremonesi
Forse è la prima cacciata da un
partito via agenzia stampa. Arriva alle 22 precise, dopo un’ennesima
giornata di contorsioni. Flavio Tosi, il segretario della Liga
veneta, ha terminato la sua apparizione a Otto e mezzo su La 7. Nel
giro di qualche decina di minuti, le agenzie annunciano la folgore di
Matteo Salvini: «Sono costretto a prendere atto delle decisioni di
Tosi e quindi della sua decadenza da militante e da segretario della
Liga Veneta». La risposta di Tosi è devastante: «Salvini mente
sapendo di mentire. Mai avrei pensato di vedere in Lega il peggio
della peggior politica. Un Caino che si traveste da Abele».
Il
capo leghista ha deciso di mettere fine alle lacerazioni interne alla
Lega, non a quelle che continueranno a investire il Veneto nelle
settimane a venire. Il detonatore è l’intervista di Tosi a Lilli
Gruber. In cui il segretario della Liga va diritto per la sua strada.
Certo, dice di sperare che si trovi «una strada di mezzo». Lui,
però, di concessioni ne fa pochine. E che quella sia la piega, lo si
capisce subito: il sindaco di Verona inizia il suo intervento
leggendo l’articolo dello statuto leghista che affida alle regioni,
e non al movimento federale, la potestà sulle liste elettorali. Poi,
arrivano i carichi: «Se la Lega mi dice che io devo lasciare la
Fondazione “Ricostruiamo il Paese” perché è incompatibile con
il movimento, e in Veneto c’è un commissario deciso da Milano, io
non posso che dimettermi da segretario». A quel punto, prosegue,
«potrei anche candidarmi a governatore». Contro Luca Zaia, del suo
stesso partito. Quale può essere, dunque, la strada? «Se si accetta
il fatto che esiste la Fondazione, se si toglie il commissariamento,
poi sulle liste — non quelle della Lega — si discute».
È
troppo. La vicenda è andata troppo oltre, dispiegando il suo
potenziale tossico sulla credibilità del movimento e dello stesso
Matteo Salvini. Ed è per questo che da Bruxelles il segretario
prende l’iniziativa, mettendo fine ai terzultimatum e ai
penultimatum annunciati e rientrati nel giro di ore. Soltanto ieri il
menù aveva visto una lettera che il mittente (Tosi stesso) dice di
non avere scritto e il destinatario, Salvini, di non aver ricevuto. I
contenuti, peraltro, vengono ampiamente, ma non ufficialmente,
diffusi. Il sindaco scioglie il giallo: «Non è che siamo al livello
di mandarci lettere, siamo una famiglia. Ci sono stati dei tentativi
di mediazione, gente che ha cercato di fare da pontiere». Il nome
che circola è quello di Giancarlo Giorgetti.
Ma, appunto, è
troppo tardi. Dice Salvini: «Non si può lavorare per un partito
alternativo alla Lega, non si possono alimentare beghe, correnti o
fazioni». E dunque, spiace che «da settimane Tosi abbia scelto di
mettere in difficoltà la Lega e il governatore». E se il sindaco di
Verona «insisterà nel volersi candidare contro Zaia, magari insieme
ad Alfano e a Passera per aiutare la sinistra, penso che ben pochi lo
seguiranno». Conclude Salvini: «Ovviamente le liste per il Veneto
saranno fatte solo dai Veneti, dal commissario Gianpaolo Dozzo e da
tutti i segretari del territorio veneto». Il governatore uscente
Luca Zaia tira il fiato: «La buona notizia è che questa sera si
mette la parola fine a beghe e polemiche incomprensibili che sono
durate fin troppo. Resta l’amarezza per come è andata a finire, ma
ora si deve voltare pagina».
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