Corriere della Sera 27/03/15
S.Ta.
Roma Ci sono segnali che indicano come
«la ripresa, fino ad ora debole e irregolare, stia acquistando forza
e stabilità». Il presidente della Bce, Mario Draghi ha espresso il
suo ottimismo sull’economia anche nel Parlamento italiano, dove è
intervenuto ieri per la prima volta dopo la sua nomina al vertice
della Banca centrale europea. Un ottimismo, il suo, però
condizionato: la ripresa, dovuta agli effetti positivi del crollo dei
prezzi del petrolio, della politica monetaria espansiva — che
secondo i dati della Banca d’Italia, citati dallo stesso Draghi,
dovrebbero portare un aumento aggiuntivo del Pil dell’1% in 2 anni
— e delle riforme già avviate, «è ciclica» e quindi destinata a
finire. «Tutto ritornerà come prima» se nel frattempo
approfittando di una situazione congiunturale che facilita l’azione
non si rimuovono gli ostacoli strutturali ad una crescita sostenuta,
ha detto con un avvertimento appositamente rivolto al nostro Paese.
«Già nel 1999, prima dell’entrata dell’euro la crescita
potenziale dell’Italia si è ridotta dal 2,5% all’1,5% ed ora
secondo il Fmi è pari a zero».
Che fare dunque? Secondo
Draghi, che proprio ieri ha guadagnato il secondo posto nella lista
dei leader più grandi del mondo redatta dal periodico statunitense
Fortune, preceduto da Peter Cook, amministratore delegato dell’Apple
ma seguito al quarto posto addirittura da papa Francesco, occorre
innanzitutto elevare la produttività. E ciò tenendo conto che dal
2000 al 2013 per esempio questa è aumentata del 9,5% nell’area
euro e di appena l’1,3% in Italia. Il fatto è che nel nostro
Paese, ha spiegato il banchiere centrale italiano, vi è «un’alta
concentrazione di microimprese che hanno una produttività inferiore
alla media, in presenza di una regolamentazione che le incentiva a
rimanere piccole». E quando si parla di regole si guarda alla
lunghezza dei procedimenti civili, all’eccessiva dipendenza delle
Piccole e medie imprese dal credito bancario, all’eccessiva
tassazione, alla necessità di garantire certezze e tutela della
legalità». Tasse troppo alte, unite all’aumento della spesa
corrente e soprattutto al taglio completo degli investimenti pubblici
sono stati anche gli errori della politica di bilancio dell’Italia
per combattere la crisi, ha detto quindi Draghi precisando che non è
così che si riequilibrano i conti. Bisogna invece abbassare le tasse
e la spesa.
Fondamentale per consolidare la ripresa è infine un
sistema solido e sano. La prosecuzione del Quantitative easing, cioè
dell’acquisto massiccio di titoli pubblici avviato dalla Bce,
riuscirà a riportare il credito a imprese e famiglie, ha assicurato
il presidente della Bce sollecitando intanto l’adozione di misure
per ridurre il peso delle partite deteriorate «perché ciò libera
risorse per il finanziamento delle imprese». La Bce «guarda con
favore ogni iniziativa a riguardo» ha aggiunto. E sulle banche
italiane, comunque ha detto che costano troppo. Fino a poco fa
l’Italia aveva «750 banche che sono 750 consigli di
amministrazione ognuno dei quali ha minimo 5 membri — una banca ne
aveva 19 qualche anno fa — e tutto questo sistema lo pagano i
clienti.
Nessun commento:
Posta un commento