La Repubblica 22 marzo 2015
Si dice «preoccupata» per la riforma
sulla responsabilità civile dei magistrati «perché sono stati
tolti i filtri di ammissibilità », ma soprattutto perché teme «la
cattiveria » dei suoi colleghi. Ilda Boccassini, procuratore
aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Milano, interviene
pubblicamente dopo la sentenza della Cassazione sul caso Ruby che ha
assolto in via definitiva il leader di Forza Italia, Silvio
Berlusconi. E lo fa davanti a una platea di studenti del liceo
scientifico “Mascheroni” di Bergamo, in un incontro riservato con
gli alunni e i docenti dell’istituto durante il quale non si è
sottratta alle domande incalzanti dei ragazzi. Proprio in riferimento
alla sentenza sul processo che vedeva imputato l’ex presidente del
Consiglio è chiara: «Le sentenze della Cassazione fanno stato, si
devono rispettare, io le rispetto anche se non le condivido tutte»,
dice, dopo aver prima raccontato i suoi primi passi in magistratura:
«L’ho scelta per il senso di autonomia che include — dice — un
privilegio pagato al prezzo umano di molta sofferenza e grande
solitudine». La Boccassini parla anche del suo collega e amico
Giovanni Falcone: «Restò solo perché era il più bravo di tutti —
dice — io ero amica di Giovanni e ho sempre cercato di rispettarne
la memoria e sono intervenuta solo quando ho visto fare scempio del
suo nome, come quando Antonio Ingroia si è paragonato a lui. Dopo la
strage di Capaci sono tornata in Sicilia, per me significò lasciare
i figli, la minore aveva solo 8 anni».
La Boccassini boccia poi l’Agenzia
dei beni confiscati perché «i beni vanno in malora e a volte ci si
chiede se sia valsa la pena di tanto lavoro per restituirli alla
comunità», e non si sottrae alle domande sulla riforma voluta dal
governo Renzi riguardo alla responsabilità civile delle toghe: «Non
si capisce perché all’improvviso si tiri fuori questo argomento
vent’anni dopo il referendum — dice — se si sbaglia si deve
pagare. Ma chi dovrà giudicare un potente contro uno che non lo è,
lo farà ancora in modo sereno? All’interno della magistratura
abbiamo già organismi di disciplina e in questi giorni è stato
aperto un procedimento nei miei confronti dopo un esposto di un
avvocato impegnato in un processo di mafia. Ho riflettuto sul fatto
che un altro magistrato ha deciso di dare più credito a questo
avvocato piuttosto che a me. Ecco, di fronte alla prospettiva della
responsabilità civile io temo soprattutto la cattiveria dei miei
colleghi».
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