Corriere della Sera 13/03/15
Alessandra Coppola
La «coalizione sociale» nasce già
domani, nella sede della Fiom nazionale. «Dovremmo trovare il modo
di dare forma e forza ad un progetto innovativo, individuando punti
di programma condivisi (...). Queste poche righe per invitarti\vi a
incontrarci», dalle 10, in corso Trieste. Sindacalisti assieme ad
«associazioni, reti, movimenti e “personalità”». L’ora della
fondazione è arrivata. «Cari saluti» e la firma: Maurizio
Landini.
Eccolo al dunque, il segretario nazionale dei
metalmeccanici della Cgil. «Nelle scorse settimane (...) abbiamo
ragionato sulla necessità di un momento assembleare per dibattere in
modo libero e aperto l’ipotesi di costruire una “coalizione
sociale”». Se ne parla da tempo. Landini l’ha portata ad ogni
attivo regionale, in un lungo tour attraverso il Paese. E poi, alla
fine, all’assemblea dei delegati a Cervia, il 27 febbraio: l’idea
di un’associazione di associazioni, un rassemblement a sinistra del
Partito democratico, e ampiamente plurale, in grado di raccogliere il
dissenso anti-Renzi. Un partito? «Faccio politica, ma non un
partito», diceva ancora a Cervia il leader. E rimandava alla
manifestazione della Fiom il 28 marzo a Roma. Prima di quella data,
però, la «cosa» landiniana avrà già una forma, che si delineerà
di sabato in sabato: domani, poi il 21 alla XX Giornata della Memoria
organizzata dalla rete di Libera a Bologna, infine con la piazza del
28.
Le «poche righe» contenute nella lettera d’invito alla
«costituente» di corso Trieste, allora, hanno il passo e la
sostanza di un manifesto programmatico. O quanto meno della sua
bozza, da limare. «Ho avuto la fortuna di potermi confrontare con
molti — scrive il segretario — e di condividere sin da subito
l’idea che il tentativo di costruire una coalizione sociale muove
da una certezza: la politica non è proprietà privata». L’ultima
frase è evidenziata in grassetto. Quindi, sottolinea il leader, è
la stessa Costituzione a promuovere «la partecipazione alla vita
pubblica». L’obiettivo è dichiaratamente questo. All’attivo
della Fiom Lombardia, il 17 febbraio, Landini portava l’esempio del
Partito laburista, nato per iniziativa dei lavoratori, che sono
pertanto chiamati a entrare in scena. «Il sindacato a Detroit
finanzia il Partito democratico», spiegava a Milano. Dal lavoro alla
politica attiva, saltando le intermediazioni.
Perché questo
passaggio è necessario? Si parte «da due assunti che si stanno
affermando», annota ancora nella convocazione il segretario. Due
idee nefaste alimentate dalla «crisi economica e sociale» e dalle
«politiche di austerità europee»: «”La fine del lavoro” e “la
società non esiste, esistono solo gli individui e il potere che li
governa” credo diano vita allo spettro di un futuro già presente
con cui siamo chiamati a fare i conti in tutta Europa». Riferimento
importante, quello alla Ue, che serve ad agganciarsi alle due
«coalizioni sociali» evidentemente sorelle: Syriza in Grecia e
Podemos in Spagna.
«La politiche della Commissione e della
troika — continua Landini —, anche in Italia stanno mettendo in
discussione la democrazia, il lavoro e i suoi diritti, l’istruzione
e la formazione, la salute, i beni comuni e la cultura, la
giustizia». Ecco allora che bisogna superare «il frazionamento» e
«coalizzarsi insieme per una domanda di giustizia sociale sempre più
inascoltata e — passaggio chiave — senza rappresentanza». Nasce
qualcosa di nuovo e di diverso dai partiti conosciuti: «La
coalizione sociale dovrà essere indipendente e autonoma — conclude
il leader Fiom —: significa che per camminare dovrà potersi
reggere sulle proprie gambe e pensare collettivamente con la propria
testa».
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