Corriere della Sera 16/03/15
Francesco Di Frischia
«Il sindacato non deve essere un
partito. Io non voglio farne uno, né uscire dal sindacato», ma
«riunificare il mondo del lavoro». Il leader della Fiom, Maurizio
Landini, intervistato a In 1/2 ora su Rai3 torna a parlare della
«coalizione sociale» e dei suoi obiettivi.
Si tratta di «una
aggregazione sociale con una funzione politica» per battere le
iniziative di governo e Confindustria «che hanno tolto diritti a
tutti — sottolinea —. E la nostra iniziativa sta dentro la
strategia della Cgil». Susanna Camusso, però, sabato non era
presente al primo appuntamento della coalizione: «Con lei sono tre
mesi che stiamo parlando alla luce del sole — replica Landini —.
Siamo insieme nella battaglia contro il Jobs act e per un nuovo
statuto di tutti i lavoratori». Ma il portavoce di Camusso precisa
che il segretario della Cgil non era stato informato dell’iniziativa
di Landini.
Il segretario della Fiom propone poi «una riforma
del sindacato e anche della Cgil», e non lesina attacchi al governo:
«Renzi se n’è “strasbattuto” degli scioperi e ha cancellato i
diritti». E commentando il consenso dell’esecutivo nei sondaggi
dice: «È una balla, tanto che si fa votare le cose mettendo la
fiducia». Poi rilancia: «Io e i lavoratori cambieremo il Paese più
di Renzi», ribadendo però che lui non ci pensa proprio a
candidarsi. E le critiche da parte del mondo politico? «Queste
reazioni mi fanno sorridere — replica —. Se uno deve stare in
Parlamento solo per dire “sì”, io faccio altro».
Dalla
parte di Landini si schiera il leader di Sel, Nichi Vendola: «Tutti
hanno diritto a fare politica e Renzi si deve abituare anche all’idea
che il dissenso e l’opposizione sociale cresceranno». Sul fronte
opposto, invece, Federico Gelli (Pd): «Landini gioca con le parole:
non fonda un partito, ma una coalizione. Non si candida (per ora), ma
il sindacato deve fare politica. Roba da Prima Repubblica».
Ma
i movimenti a sinistra non finiscono con le iniziative di Landini.
Sabato le minoranze del Pd hanno organizzato un’assemblea («A
sinistra nel Pd») alla quale parteciperanno, secondo Alfredo
D’Attorre (pd), anche esponenti della Cgil e di Sel. Ma «non sarà
un cartello anti Renzi», assicura.
Mentre il premier frena
sull’ipotesi di una legge sulla rappresentanza sindacale, Cisl e
Uil sono critiche. Possibilista la Cgil. Il portavoce di Camusso,
spiega che la legge va bene «se garantisce effetti erga omnes ai
contratti». Giovanna Ventura (Cisl), invece, si dice «perplessa» e
chiede di «verificare prima se l’accordo già raggiunto funzioni».
E Carmelo Barbagallo (Uil) sbotta: «Basta riforme annunciate sui
giornali. Non c’è l’esigenza di una legge» .
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