Franco Gheza
Secondo
la ricerca de Il Sole 24 Ore Ravenna sarebbe la città ideale per la
qualità della vita. Brescia viene al 26° posto. Milano all’ottavo,
anche se non ne sono convinti gli abitanti delle zone sud della
città, dove molti appartamenti vengono occupati abusivamente. C’è
sofferenza e insofferenza nelle periferie delle grandi città. I
focolai della “nuova guerra civile” si moltiplicano nelle
periferie di Torino in via Chiesa della Salute, nel quartiere Tor
Sapienza a Roma, nel quartiere Scampia a Napoli. Da tempo
l’architetto Renzo Piano ripete l’appello per il recupero delle
periferie urbane. Pianificare le periferie dovrebbe essere una
costante preoccupazione amministrativa, con uguale responsabilità
pubblica e privata. A cominciare dalla prima industrializzazione
Brescia ne è stata un esempio. Lo testimoniano le centinai di
alloggi popolari in Campo Fera, quelli delle Congreghe in via
Mazzucchelli, quelli delle fabbriche Beretta e Niggeler & Küpfer
in provincia. Si era ben lontani dallo standard ideale di una stanza
per persona, ma le periferie di Brescia sono cresciute sui valori
della famiglia e del lavoro. Negli anni ’50 don Vender ha pensato
ai profughi e agli sfrattati, negli anni ’60 padre Marcolini ha
pensato ai flussi di operai che venivano dalla campagna e dal sud per
lavorare all’OM. A Brescia i casermoni delle periferie di Milano
hanno preso il volto dei villaggi delle periferie dove a tutt’oggi
è possibile integrarsi e prevenire la criminalità. Anche da noi le
potenzialità del ghetto non sono mancate. Se ti rubavano la
bicicletta la trovavi al Carmine. L’ultimo cinema a luci rosse è
stato chiuso in via Elia Capriolo. Più recentemente, in via
Borgondio, per andare alla sede dei corsi di formazione, i docenti e
gli impiegati comunali passavano sotto gli occhi curiosi dalle
residue prostitute del vicolo. Nei decenni dell’immigrazione
impetuosa il ghetto del Carmine si sarebbe consolidato se gli
assessori e i sindaci che si sono succeduti, Bazoli, Papetti, Padula,
Martinazzoli, Corsini non vi avessero portato l’Università e
incentivato i privati a rammendare e a risanare. A questo obiettivo
sono stati dedicati i migliori dirigenti del Comune come Roberto
Moreni e Daria Rossi. Ora Del Bono deve stare attento a Via Milano,
perché non basta bonificare il terreno della Caffaro senza prevenire
il disagio sociale e favorire la società multietnica. Vedendo gli
scontri di Tor Sapienza a Roma Papa Francesco invita a discutere,
anche negli oratori, non a scontrarsi. “Le città italiane –
sottolinea Renzo Piano – sono splendide ma fragili: hanno bisogno
di essere protette, come il paesaggio. Il progetto su cui posso
lavorare non è tanto per la città storica, che fortunatamente è
già protetta, ma per la città che sarà”. Piano si riferisce alle
periferie, “bisogna cucirle, bisogna fertilizzarle con strutture
pubbliche, bisogna completare le ex aree industriali”; il tutto
“senza espandersi ancora sul territorio, che è fragilissimo, anche
dal punto di vista sismico e idrogeologico”. La politica è
un’arte, conclude Piano intervistato da Fazio, “io penso sempre
al giuramento della Polis, in cui i politici giuravano di consegnare
al termine del mandato un’Atene migliore di quella che avevano
ricevuto”.
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