Corriere della Sera 13/03/15
Paolo Conti
«Pensiamo alla Rai come una delle più
grandi imprese culturali d’Europa. Siamo orgogliosi della Rai e
vogliamo che gli italiani lo siano sempre di più. E vogliamo che non
abbia sempre l’occhio sui dati auditel alle 10 del mattino. Che
sono importanti, ma è importante una Rai capace di rappresentare il
Paese. Ha educato intere generazioni all’unità d’Italia col
maestro Manzi, e non solo, ora dev’essere il grande soggetto che
prende per mano gli italiani e li porta nell’era digitale, con
attenzione ai contenuti e con il rispetto del compito informativo del
servizio pubblico». Così Matteo Renzi descrive, alla fine del
Consiglio dei ministri, la sua idea di Rai dopo l’avvio della
discussione su una prima bozza di riforma. Come si sapeva già, non
esiste ancora un testo che si discuterà nella prossima riunione del
Consiglio dei ministri. Toccherà ai suoi stretti collaboratori
metterlo a punto. Ma da ieri sera è chiara l’idea renziana della
nuova tv pubblica riformata.
Basta con i partiti
Per il
presidente del Consiglio nella Rai non ci deve più essere «quella
contiguità con i partiti e le forze politiche che porta tutti i
giorni a dover discutere e valutare le scelte magari sentendo il
membro della Commissione di vigilanza o il segretario di partito.
Questo non significa che chi ha responsabilità del governo o delle
forze politiche si debba tirare indietro rispetto al compito di
individuare la missione strategica dell’azienda e di individuare le
persone che dovranno guidarla. Ma dopo aver scelto la missione e le
persone chiamate a guidare l’azienda non è più possibile aprire
una discussione tra le forze politiche per nominare un
vicecaporedattore di non dico quale sede regionale».
Le tre
reti tematiche
Renzi conferma le indiscrezioni sul tramonto delle
tre reti generaliste: «Le singole reti dovrebbero avere più marcata
definizione e missione. Secondo me dovrebbe esserci una rete senza
pubblicità, destinata alla cultura non in senso noioso o passatista
ma come arricchimento della persona umana». Delle altre due reti già
si sa che la prima dovrebbe essere quella più generalista e la
seconda destinava all’innovazione.
L’amministratore
delegato
Il nuovo amministratore delegato verrà designato dal
governo, assicura Renzi: «Credo che il governo abbia il dovere di
individuare il capo azienda che deve passare dal voto di conferma del
consiglio di amministrazione. E un membro del cda credo che debba
essere espressione dei dipendenti della Rai». Comunque insiste su un
«manager forte»: « Occorre dare la possibilità a chi sarà
nominato di fare scelte di cui risponderà a fine mandato o, in corso
dell’incarico, se si allontanerà dalle direttive della commissione
di Vigilanza». E qui il presidente del Consiglio polemizza col
disegno di legge del Movimento 5 Stelle che immagina un sorteggio per
la scelta dei Consiglieri Rai: «Noi siamo contrari al sorteggio, che
è un’abdicazione della politica di fronte alle responsabilità.
Pensiamo che il governo debba avere un progetto ma il Parlamento sarà
decisivo». Renzi cita le sentenze della Corte Costituzionale che
vietano nomine che siano espressione esclusiva o prevalente del
governo: «Non pensiamo che il governo possa nominare tutto da solo,
anche se ha il 97% della Rai...Ha il dovere, più che il diritto, di
individuare il capo azienda che poi naturalmente deve passare al voto
del Consiglio di amministrazione.»
Il consigliere eletto dalla
Rai
I consiglieri saranno sette e la maggioranza (quindi
presumibilmente quattro), annuncia Renzi, sarà votata dalle Camere
«spero in seduta comune per sottolineare l’importanza della Rai».
Confermata l’ipotesi di un consigliere votato dai dipendenti Rai
.Gli altri due, si può presumere (ma il testo è aperto) verranno
votati dal Consiglio dei ministri, e tra loro ci sarà
l’amministrazione delegato. E poi aggiunge: «Mi viene da ridere
quando sento dire che voglio mettere le mani sulla Rai. Ho rinunciato
per un anno a parlare con i vertici attuali per non dare
l’impressione dell’ennesimo segretario di partito che si occupa
della gestione Rai. Per controllarla mi bastava la legge Gasparri.
Noi vogliamo invece spalancare la tv pubblica, mettere nelle
condizioni un’azienda ricca di grandi professionalità di competere
a livello internazionale». Ora si apre il confronto sulla proposta
del governo, avverte il presidente del Consiglio: «Sarà il
Parlamento a decidere. L’importante è che il capo azienda possa
lavorare. E non sia costretto a mediazioni su mediazioni, con un
numero pletorico di vicedirettori, vicecapiredattori,
vicestrutture....una moltiplicazione che serve a occupare la persona
e non ad accontentare i cittadini»
Le nomine Gubitosi
Queste
ultime frasi di Renzi confermano le voci di un nuovo positivo
giudizio di palazzo Chigi e del Pd sul «piano Gubitosi»>, la
riforma dell’informazione del servizio pubblico voluta dall’attuale
direttore generale Luigi Gubitosi. Lo schema è noto: due Newsroom
centrali. Newsroom 1 , formata da Tg1, Tg2, Rai Parlamento e
Newsroom1 composta da Tg3, Rai News più Tgr. Quindi due soli
direttori centrali e poi due vicedirettori operativi per ciascuna
testata. La prospettiva è, a fine 2017, approdare al direttore unico
delle News Rai. Secondo voci insistenti, il Pd potrebbe lasciare mano
libera a Gubitosi nelle nomine per le due Newsroom, proprio nel
principio della non interferenza, e per lasciare al nuovo cda una Rai
già snellita.
Nessun commento:
Posta un commento