Corriere della Sera 15/03/15
Marco Galluzzo
Maurizio Landini gli contesta di aver
cancellato lo Statuto dei lavoratori, di aver cancellato diritti
senza consultare i diretti interessati, i lavoratori, né chi li
rappresenta, ovvero i sindacati. Matteo Renzi replica alle iniziative
del leader della Fiom bollando come «politica» la battaglia che in
questi mesi ha condotto il sindacalista, politica e «non
sindacale».
Ma non è solo questa la risposta del premier agli
annunci di Landini, alle promesse di abolire le leggi appena
approvate con una raffica di referendum, nelle intenzioni di Palazzo
Chigi c’è anche la voglia di accelerare sulla legge di riforma
della rappresentanza sindacale e su una che regoli in modo diverso la
vita dei partiti, anche intervenendo sull’articolo 49 della
Costituzione («tutti i cittadini hanno diritto di associarsi
liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale»).
Insomma Renzi è sempre
più convinto che vadano date regole diverse sia ai partiti che ai
sindacati: i primi come i secondi, almeno nella costruzione
legislativa attuale, protetti da principi costituzionali che nel
tempo si sarebbero rivelati più in grado di proteggere privilegi che
in grado di garantire una reale rappresentanza.
Una legge sulla
rappresentanza sindacale è già allo studio del governo da diverso
tempo. Che il modello della rappresentanza classico sia in crisi è
materia di dibattito da diverso anni. L’uscita di Fiat dalla
Confindustria, quella di Unipolsai dall’associazione delle
compagnie di assicurazione, la voglia di alcune banche di avere un
proprio contratto di gruppo non collettivo, la polverizzazione delle
sigle sindacali, che spesso siedono ai tavoli di concertazione senza
avere un reale peso né in termini di iscritti né in termini di
rappresentanza aziendale, sono alcuni degli argomenti che hanno
stimolato il dibattito e convinto l’esecutivo che occorra una
svolta già nei prossimi mesi.
Per quanto riguarda i partiti
politici sarebbero allo studio norme che obblighino tutti i partiti
ad adottare fra gli altri statuti con alcune precise garanzie di
trasparenza e di rappresentanza, per quanto riguarda i sindacati il
lavoro è già in corso d’opera da mesi. Un provvedimento
annunciato a gennaio dal consigliere economico di Renzi, Yoram
Gutgeld, di cui esisterebbe già un testo preparato da 9 professori
universitari, che in sostanza riscrive le regole e le procedure per
le trattative fra le parti, fissa i criteri in termini di iscritti
per potersi sedere a un tavolo di contrattazione, regola in modo
diverso lo spazio dato alla parte nazionale di un contratto e a
quella aziendale. Un anno Cgil, Cisl e Uil da una parte e
Confindustria dall’altra hanno firmato un accordo che affida alle
parti stesse queste regole; una legge significherebbe avere delle
regole che si applicano a tutti sia che abbiano firmato un accordo di
contrattazione sia che non l’abbiano fatto.
Fra le
indiscrezioni uscite nelle settimane scorse il peso dei sindacati
verrebbe calcolato facendo la media ponderata tra il numero degli
iscritti e i voti presi alle elezioni delle Rsu, le rappresentanze
sindacali unitarie. Solo chi supera una certa soglia, si parla del
5%, avrebbe diritto a partecipare alla trattativa per il contratto
nazionale.
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