Riccardo
Imberti
La
Camera dei deputati ha approvato la riforma costituzionale, con 357
sì, 125 no e 7 astenuti, chiudendo il cerchio sulla prima lettura
del ddl Boschi che tornerà a Palazzo Madama per avviare l'iter della
seconda lettura, come prescrive l'articolo 138 della Costituzione
sulle modifiche della Carta.
Punti
principali della riforma: Senato composto da 100 senatori eletti dai
Consigli regionali, con meno poteri nell’esame delle leggi; nuovo
Federalismo, con abolizione delle materie di competenza concorrente
tra Stato e Regioni e alcune competenze strategiche riportate in capo
allo Stato.
Nonostante
il ripetersi delle voci contrarie alle riforme, nei passaggi che si
sono susseguiti in questo periodo la maggioranza ha tenuto. Il quadro
politico resta comunque incerto e le cose da fare ancora molte. Passo
dopo passo, lo slogan lanciato dal premier sembra funzionare e le
opposizioni interne ed esterne non paiono in grado di proporre
alternative convincenti. La minoranza del PD sembra sempre in
procinto di fare lo sgambetto a Renzi ma sul filo di lana si divide
e, a parte gli irriducibili noti, torna a votare le proposte del
segretario e del governo. Certo è che il clima di penultimatum che
si respira lascia sempre l'amaro in bocca.
Nel
momento in cui le opposizioni Lega, Forza Italia e Movimento 5
Stelle mostrano di attraversare una stagione di grosse difficoltà,
una persona normale immagina che il PD faccia ogni sforzo possibile
per mostrarsi come l'unica realtà che di fronte ai segnali positivi
che iniziano a manifestarsi, sa dare stabilità al quadro politico e
in questo modo, far uscire il Paese dalla crisi. Così non è e ogni
passaggio diventa faticoso e a rischio.
Intanto
il Jobs Act sembra dare i primi risultati, l'occupazione da segnali
di ripresa e il nostro Paese ha riacquistato credibilità in Europa e
nel Mondo.
Sono
segnali ancora deboli ma pare che la strada imboccata sia quella
giusta e questo induce ad un discreto ottimismo. Nell'agenda del
governo vi sono ancora questioni rilevanti, in particolare la riforma
della scuola e quella della Rai. Due temi delicatissimi e strategici
che rappresentano scommesse alte.
Quello
che posso dire con certezza è che dopo un anno di governo le cose
che sono state fatte sono state parecchie al di là di coloro che ad
ogni piè sospinto tentano di negarlo. La stampa in particolare e
l'informazione in generale ad ogni passaggio manifesta i suoi limiti
e spesso dimentica quello che non è stato fatto negli ultimi 20
anni; così facendo alimenta una grave mancanza di memoria del nostro
Paese.
L'accelerazione
impressa dal governo Renzi ha messo in scacco le tradizionali
abitudini del sistema, in particolare il sindacato che sui temi del
lavoro tende a manifestare i vecchi vizi che lo allontanano sempre
più dal paese reale e soprattutto dai giovani.
C'è
da augurarsi che la trasformazione in atto ricrei un clima di
fiducia, che la legislatura possa durare fino al termine e che la
stabilità seppur difficile possa contribuire alla rinascita del
nostro Paese che ha tutti i numeri per riuscire.
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