Corriere della Sera 17/03/15
Enrico Marro
La Cgil avvisa Maurizio Landini: il
sindacato guidato da Susanna Camusso non vuole avere nulla a che fare
con le mosse politiche del leader della Fiom. Landini deve dunque
stare bene attento a non coinvolgere strutture sindacali in
iniziative politiche. Non solo. La Cgil, oltre a ribadire la sua
autonomia, entra nel merito del progetto di Landini, sottolineando
che la prospettiva della cosiddetta «coalizione sociale» promossa
dal segretario dei metalmeccanici è inconciliabile con l’unità
sindacale con Cisl e Uil, che la Cgil rilancia. O l’una o
l’altra.
È questo il senso della lunga discussione, ieri,
nella segreteria confederale della Cgil, che ha avuto al centro il
caso Landini. L’iniziativa del leader della Fiom, di promuovere una
«coalizione sociale» di movimenti e soggetti politici a sinistra
del Pd, ha indispettito non solo il segretario generale della Cgil,
Susanna Camusso, ma tutti i membri della segreteria. Non è un caso
che al termine della riunione i vertici della confederazione abbiano
deciso di esprimere la netta posizione anti Landini con un comunicato
e con dichiarazioni di membri della segreteria ma non della stessa
Camusso. Questo per sottolineare che la bocciatura viene da tutto il
vertice della Cgil e probabilmente anche per evitare, alla vigilia
del faccia a faccia di oggi sulla manifestazione che la Fiom ha
indetto per il 28 marzo, che si scivoli in uno scontro personale tra
Landini e Camusso. Tanto più che il primo è sospettato da più
parti di mirare proprio alla poltrona del segretario generale.
Certo
è che la Cgil non poteva far finta di nulla. E non solo perché
l’attivismo politico di Landini espone la confederazione all’accusa
di far politica anziché sindacato, ma soprattutto perché, nella sua
sovraesposizione mediatica, il leader della Fiom spiega non solo di
voler intervenire nel quadro politico, ma insiste sulla necessità di
rivedere le procedure di selezione del gruppo dirigente della stessa
Cgil. Più volte, per esempio, Landini ha detto che il segretario
dovrebbe essere eletto coinvolgendo tutti i delegati di base. Insomma
un’elezione diretta, anziché mediata dall’alto, dove è facile
prevedere che lo stesso Landini sarebbe in gioco mentre ora gli è
quasi impossibile scalare il vertice della confederazione. Scenari
questi che la Cgil non può non considerare, visto che lo stesso
Landini assicura di non voler formare un partito e che, nel 2018,
quando scadrà il mandato alla guida della Fiom, sarà «a
disposizione della Cgil». Che in sindacalese significa che non si
preclude alcun obiettivo.
La sfida è lanciata. Ieri a Landini è
stato mostrato il cartellino giallo: «La coalizione sociale così
come viene proposta non rientra né può rientrare tra le iniziative
che la Cgil e le proprie strutture possono a qualsiasi titolo
promuovere, fatte salve le scelte individuali che non implichino il
coinvolgimento delle strutture», ammonisce il comunicato della Cgil.
Landini accetterà la diffida o sfiderà il cartellino rosso? Il
primo banco di prova è proprio la manifestazione Fiom del 28 a Roma.
Se Landini la volesse trasformare nel trampolino di lancio della
«coalizione sociale», la Cgil non parteciperebbe.
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