FEDERICO FUBINI
La Repubblica 28 marzo 2015
Yoram Gutgeld Il consigliere di Palazzo
Chigi e deputato pd è il successore di Cottarelli alla spesa
pubblica “Il primo obiettivo sarà quello di evitare i rincari
Da qualche ora Matteo Renzi ha firmato
il decreto che lo nomina. Il deputato del Pd e consigliere economico
del premier Yoram Gutgeld, 55 anni, nato a Tel Aviv e naturalizzato
italiano da decenni, è il nuovo commissario alla revisione della
spesa.
Il governo aveva smesso di parlare di
spending review.
Perché ritirarla fuori proprio ora?
«Il governo non l’ha mai
accantonata. Sul 2015 abbiamo ridotto la spesa corrente (al netto
delle pensioni) in termini nominali, cioè in quantità di euro di
uscite dello Stato. Non lo ha fatto nessun Paese in area euro salvo
quelli sottoposti ai programmi di salvataggio. Non lo ha fatto
neanche la Germania dieci anni fa. Carlo Cottarelli, che è occupato
di spending review prima di me, si è dimesso in autunno e poi
abbiamo avuto l’elezione del capo dello Stato e le riforme
istituzionali. Ora si riparte».
A proposito di Cottarelli, dove sono
finite le sue proposte?
«Le metteremo in rete nei prossimi
giorni».
Che obiettivi vi date, quanto volete
tagliare?
«Questo dovremo vederlo anche in base
al Documento di economia e finanza, che stiamo preparando. L’ottica
degli interventi sulla spesa sarà almeno biennale».
La nuova spending review serve a
evitare che, se i conti non tornano, scattino le clausole di aumento
dell’Iva?
«Sicuramente abbiamo la priorità
assoluta di eliminare le clausole di salvaguardia per il 2016 e 2017,
in modo da mantenere la riduzione delle tasse e, se possibile,
aumentarla. Ma la revisione sarà diversa rispetto al passato: sarà
di riduzione, ma anche di riallocazione e riqualificazione della
spesa».
Significa che volete spostare risorse
dalle pensioni medioalte alla lotta alla povertà?
«La povertà è un tema prioritario.
Per quanto riguarda le pensioni, abbiamo valutato la questione e la
decisione politica è stata di non riaprirla. Ciò non significa che
non ci siano aree alle quale può essere utile guardare: per esempio
ci sono differenze enormi fra regioni nel numero di pensioni
d’invalidità. Poi c’è un tema strutturale: oggi l’assistenza
sociale è frammentata fra Istituto nazionale di previdenza, Comuni,
Aziende sanitarie locali. È tutto scoordinato. Finisce che alcuni
godono di tre prestazioni, altri di nessuna. È un modello che
svantaggia i poveri a favore di chi sa muoversi meglio nel sistema».
Chiederete nuovi tagli agli enti
locali?
«A loro abbiamo già chiesto molto.
Ora dobbiamo dare più attenzione allo Stato centrale, rivedere la
spesa dei ministeri e tutto il settore trasporti e infrastrutture,
dove spendiamo con un’efficienza certo non ai massimi ».
Ha idee di possibili risparmi per lo
Stato centrale?
«Bisognerebbe razionalizzare la
presenza territoriale dello Stato centrale fra questure, prefetture,
provveditorati agli studi, corpi di polizia. Poi ci sono gli
incentivi alle imprese. Tutte aree in cui c’è del lavoro da fare».
Pensa a economie di scala fra forze
dell’ordine?
«In Italia abbiamo cinque corpi di
polizia, è qualcosa che merita un progetto più strutturato ».
Non dica che con tutti questi progetti
allo studio non ha idea dei suoi obiettivi di risparmio...
«In prospettiva sul 2016, arrivare a
10 miliardi sarebbe già molto importante. La spesa corrente, sempre
al netto delle pensioni, è di 350 miliardi circa. Sono fiducioso che
i margini si troveranno, ripartendo con una collaborazione più
stretta con enti e ministeri e avendo il disegno di legge sulla
pubblica amministrazione che ora consente di fare interventi
strutturali».
Gli stipendi pubblici sono già
bloccati da anni. Davvero volete continuare sulla stessa linea?
«Non c’è un impegno, ma spero che i
contratti si possano sbloccare. Non dimentichiamo che con la nuova
legge ci sono due elementi nuovi. Prima chi aveva bisogno di
personale poteva solo assumere, ma ora possiamo spostare il personale
da altri uffici e lo stiamo già facendo dalle provincie ai
tribunali. L’altra novità è l’uso delle tecnologie: oggi nelle
strutture periferiche, le questure, le prefetture, i provveditorati,
tutto è impostato sul modello napoleonico. Tutto è duplicato in
ogni provincia, senza economie di scala».
Volete mettere questi uffici in palazzi
unici?
«Le amministrazioni dovranno
presentare entro giugno un piano di riduzione degli spazi e l’Agenzia
del demanio avrà il compito di intervenire se questi piani non sono
sufficienti. Sto lavorando sulla base del concetto statunitense di
Federal Building, il palazzo con un front office dove il cittadino
trova tutti gli uffici dello Stato. Ci vorrà qualche anno, ma con le
tecnologie digitali oggi è possibile».
Quando lei parla di trasporto pubblico
e incentivi alle imprese, si riferisce agli 8 miliardi che vanno alle
Fs?
«Mi riferisco al fatto che abbiamo un
trasporto pubblico locale con molte sovrapposizioni, un utilizzo
inefficiente dei mezzi e molti più sussidi che per esempio in
Germania. Per garantire prezzi dei biglietti altrettanto contenuti,
in Italia lo Stato, cioè il contribuente, deve pagare di più».
Dunque il costo del trasporto pubblico
salirà?
«No, va reso più efficiente e aperto
alla concorrenza. Quanto a Fs, abbiamo una rete ad alta velocità
costata molto di più che in altri Paesi. È dovuto alla geografia,
ma anche alla scelta fatta di creare anche una capacità di trasporto
merci ad alta velocità che non dà vantaggi, perché poi non viene
usata».
Dalla lista dei tagli continuano a
mancare le municipalizzate.
«Abbiamo chiesto agli enti locali
azionisti di presentare in aprile piani di razionalizzazione ».
Un po’ come far votare il Natale ai
tacchini, non trova?
«Se le loro proposte non bastano,
interverremo. Il metodo è quello dei costi e fabbisogni standard, e
della trasparenza in rete. Per esempio nella raccolta rifiuti negli
ultimi due anni c’è stato un enorme aumento dei costi, che sono
tasse occulte per i cittadini. Stessa cosa sulla sanità: d’accordo
con il ministro Beatrice Lorenzin, useremo costi e fabbisogni
standard. Non diciamo agli enti locali di spegnere la luce alle 10 di
sera, ma ciascuno deve funzionare al pari dei migliori».
In concreto, significa tagli alla
sanità?
«In concreto, puntiamo a ragionare non
solo a livello aggregato delle varie regioni ma, lavorando con esse,
su costi e fabbisogni standard della singola azienda ospedaliera».
Quanto percepirà come commissario alla
spending review ?
«Non sono previsti compensi. Ho già
quello da deputato».