ANDREA BONANNI
La Repubblica 15 maggio 2014
Presidente Schulz, ha letto le
dichiarazioni dell’ex ministro del Tesoro americano, Geithner, su
un complotto di esponenti europei per far cadere il suo arci-nemico
Berlusconi nell’autunno 2011? Che ne pensa?
«Mah... Tutto quello che posso dire è
che non sono stato io. Non ho mai incontrato Geithner in vita mia.
Comunque, a parte gli scherzi, non c’è bisogno del segretario al
Tesoro Usa per risolvere il problema Berlusconi. Quello è un nodo
che devono risolvere gli italiani con il voto».
Appunto. E invece Geithner denuncia un
complotto degli europei. Dice che volevano che Washington bloccasse i
finanziamenti del Fmi all’Italia, finanziamenti che peraltro non ci
sono mai stati...
«Questa storia è veramente troppo
bizzarra per meritare un commento. Invece di innescare delle
speculazioni, Geithner avrebbe dovuto fare dei nomi. Forse dice il
vero, forse no. Ma è meglio stare zitti se non si hanno prove di
quello che si dice».
Lei da presidente del Parlamento
europeo si è candidato per i socialisti e democratici alla guida
della Commissione di Bruxelles. Come cambierà l’Europa se verrà
eletto?
«Per cambiare l’Europa non basta
avere la maggioranza in Parlamento. Il potere di iniziativa, cioè di
proporre leggi e regolamenti, resta appannaggio della Commissione. Se
si vuole davvero cambiare bisogna partire da lì: dal motore delle
istituzioni europee. Sono tre le nostre priorità. La prima è la
lotta all’evasione e alla frode fiscale. È una questione
essenziale. Sono qui a Verona, nel cuore del Nord-Est, e ho
incontrato molte piccole e medie imprese che sono la spina dorsale
della regione. Perché loro pagano le tasse e le grandi
multinazionali che guadagnano miliardi riescono invece a eludere
impunemente il pagamento delle imposte? È una profonda ingiustizia.
La seconda priorità è dare un lavoro ai giovani. Nella mia visione,
il senso vero della politica è quello di garantire i nostri figli
migliori possibilità di quelle che abbiamo avuto noi. Invece qui ci
stiamo perdendo un’intera generazione. La terza priorità è quella
di non decidere a Bruxelles cose che sarebbero meglio regolate a
livello nazionale o locale. L’eccessivo accentramento è una delle
cause del risentimento verso le istituzioni Ue».
Tra le emergenze non ha citato
l’immigrazione. Eppure l’ennesima tragedia nel mare libico è al
centro di un contenzioso tra Roma e Bruxelles...
«In Germania i democristiani mi hanno
appena attaccato perché ho detto che non si possono lasciare sole
Spagna, Italia e Grecia ad affrontare l’emergenza rifugiati. Le
regole di Dublino sul diritto di asilo non risolvono tutto. Per prima
cosa dobbiamo dotarci di un sistema comune che regoli l’immigrazione
legale, stabilendo quote per ciascun Paese. Solo così si mettono le
basi per combattere l’immigrazione illegale ».
E i controlli comuni alle frontiere?
«Siamo realisti: non credo che gli
Stati nazionali accetterebbero di rinunciare alla sovranità sulle
loro frontiere»
Presidente, i sondaggi dicono che in
Italia Grillo sarà il secondo partito. Perché la gente che vuole
cambiare non dovrebbe votarlo?
«Perché chi vota Grillo non cambia
nulla, né in Italia né in Europa. Gli eurodeputati del Movimento 5
stelle resteranno da soli e isolati nel Parlamento europeo, non
conteranno nulla. E magari Grillo gli proibirà anche di votare, come
ha già fatto nel Parlamento italiano minacciando multe per chi
disobbedisce: un comportamento stalinista e antiparlamentare. E poi
non riesco neppure a capire che cosa vuole: propone allo stesso tempo
gli eurobond e l’uscita dall’euro. Forse non lo sa neppure lui».
Grillo intercetta un malcontento
diffuso in tutta Europa...
«Capisco le ragioni di questo stato
d’animo. Non condanno certo gli elettori di Grillo, e neppure
quelli di Berlusconi. Sono pieni di disperazione e hanno perso la
fiducia nelle istituzioni. Se ascoltano i nostri discorsi, sentono
gente che parla solo di miliardi, quando per il 95 per cento dei
cittadini mille euro sono una cifra importante. In una notte i capi
di governo hanno stanziato 700 miliardi per salvare le banche. Ma
quando si tratta di varare una tassa sulle transazioni finanziarie
occorrono anni per mettersi d’accordo. Juncker, il candidato del
Ppe, mi accusa di non avere esperienza di governo. Ma io ho fatto il
sindaco di una piccola città in Germania e conosco le preoccupazioni
della gente».
Parliamo di Juncker. Perché la
gente non dovrebbe votare per il Ppe?
«Juncker è candidato del Ppe grazie
all’appoggio della Merkel e di Berlusconi, che pure fa campagna
contro la Merkel stando nello stesso partito. Adesso Juncker prende
le distanze da Berlusconi e dice di detestarlo. Ma i suoi voti li
accetta, eccome. Il Ppe è responsabile dello stato attuale
dell’Europa. Ha controllato la maggior parte dei governi dell’Ue
e la Commissione europea. La destra ha espresso 21 commissari su 28,
da Tajani a Olli Rehn. Sono loro che hanno ridotto l’Europa in
questo stato. Poi, al momento delle elezioni, si scoprono una
coscienza sociale e fanno bei discorsi. Ma, se saranno eletti, ci
toccheranno altri cinque anni di austerità e ingiustizia sociale».
E però i sondaggi dicono che il Ppe
vi batterà, sia pure di poco. Allora chi farà il presidente della
Commissione?
«L’ultimo sondaggio che ho visto ci
dà in testa. E io ci credo fermamente. Quanto al presidente, sarà
quello che riuscirà a raccogliere una maggioranza in Parlamento. Chi
uscirà primo dalle elezioni sarà il primo a fare le consultazioni.
Ma non è detto che trovi una maggioranza».
Sta dicendo che, dopo il voto, farete
una grande coalizione con il Ppe?
«Capisco la domanda. Ma prima del voto
non è il tempo per parlare di accordi. Adesso quel che conta è
vincere le elezioni. E noi le vinceremo».
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