La Stampa 14/05/2014
Massimo Gramellini
Qualche buontempone a caccia di pubblicità ha pensato bene di
aprire al pubblico i principali musei e monumenti europei per una notte.
La folle iniziativa che sabato prossimo consentirà a interi gruppi
familiari di avvicinarsi in un contesto anomalo a luoghi altamente
pericolosi non ha quasi incontrato resistenze. Le maestranze costrette
agli straordinari l’hanno accolta con rassegnazione e talora con quel
sottile piacere che procura l’amore per il proprio lavoro. In un quadro
tanto cupo si staglia la ribellione di uno sparuto manipolo di eroi: i
custodi del Colosseo.
Non si può dire che le autorità non abbiano tentato di blandirli con
qualunque mezzo, anche il più spregevole. Qualche sfruttatore è arrivato
a mettere in giro la voce che il lavoro notturno sia alquanto diffuso
nei mestieri che hanno a che fare con il tempo libero. Ma le battaglie
di principio vanno combattute senza cedimenti e così il Colosseo resterà
chiuso. I suoi custodi sono anch’essi dei monumenti da conservare (il
più giovane ha 58 anni, il più anziano pare risalga ai tempi
dell’imperatore Commodo) e stanno in piedi sei ore al giorno, circondati
da torme di giapponesi. Un lavoro infame e bene fanno i sindacati a
difenderlo dalle mire degli schiavisti pubblici e privati, che se
espugnassero l’Anfiteatro Flavio lo appalterebbero a una cooperativa di
giovani gladiatori disposti a lavorare una notte all’anno, persino di
sabato. Peggio, si spremerebbero le meningi per trasformare il monumento
più famoso del mondo in una fonte di guadagno che consenta di aumentare
gli incassi e, nello scenario più drammatico, addirittura le paghe.
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