La commozione di Francesco per il
racconto sulle atrocità commesse a Maalula da ribelli jihadisti
“Uccisi perché si rifiutavano di rinunciare alla loro fede”. A
fine maggio il viaggio in Medio Oriente
MARCO ANSALDO
La Repubblica - 3/5/2014
CITTÀ DEL VATICANO .
«Ho pianto quando ho visto sui media i
cristiani crocifissi in un certo Paese non cristiano». Le Omelie di
Santa Marta, pronunciate alle 7 di ogni mattina, regalano ai fedeli
le parole del Papa più sentite. E ieri Francesco, che pure non è
certo uomo incline al sentimentalismo, non ha avuto remore a
confessare le sue lacrime. Così ha voluto ricordare, anche in vista
del suo prossimo, difficile viaggio in Medio Oriente, la
testimonianza di alcuni supplizi fatta di recente da una religiosa
siriana, suor Raghida, ripresa dalla Radio Vaticana e dall’
Avvenire. Racconta la religiosa che alcuni cristiani del suo Paese
sono stati crocefissi per aver rifiutato di abiurare il loro credo e
abbracciare l’Islam. In questo modo la suora ha denunciato atrocità
commesse dai ribelli jihadisti nelle città e nei villaggi da loro
occupati. «A Maalula — ha detto — hanno crocefisso due ragazzi
perché non hanno voluto recitare la shahada ( formula con cui i
musulmani dichiarano la loro fede, ndr). Allora i jihadisti hanno
detto: “Voi volete morire come il vostro maestro nel quale credete?
A voi la scelta: o recitate l’abiura, oppure sarete crocifissi”.
Uno è stato crocefisso — ha continuato la religiosa siriana —
davanti al suo papà, che poi è stato ucciso a sua volta. Èsuccesso,
per esempio ad Abra, nella zona industriale, alla periferia di
Damasco: appena entrati in città hanno cominciato a uccidere gli
uomini, le donne e i bambini. E dopo il massacro, prendevano le teste
e ci giocavano a calcio. Per quanto riguarda le donne incinte,
prendevano i loro feti e li impiccavano agli alberi con i cordoni
ombelicali». Fin qui la testimonianza di suor Raghida. Il Papa ieri
l’ha commentata: «Anche oggi — ha detto a Casa Santa Marta —
c’è questa gente che, in nome di Dio, uccide, perseguita. Ci sono
tanti padroni delle coscienze ». Francesco ha poi indicato «la
gioia dei martiri cristiani ». «Oggi ce ne sono tanti! — ha
proseguito — Pensate che in alcuni Paesi, soltanto per portare il
Vangelo, vai in carcere. Tu non puoi portare una croce: ti faranno
pagare la multa. Ma il cuore è lieto».
Riguardo invece ad altre immagini di
uomini crocefissi diffuse su Internet, provenienti dalla città di
Raqqa nel Nord della Siria, l’identità non è certa. Secondo lo
studioso Aymenn Jawad Al-Tamimi, “Ginsburg Fellow” al Middle East
Forum e esperto di gruppi jihadisti in Siria e in Iraq, «c’è una
piccola possibilità che essi siano cristiani, e in ogni caso sono
stati puniti perché ritenuti colpevoli d’avere compiuto attentati
contro l’Isis» (lo Stato islamico d’Iraq e del Levante, un
gruppo rinnegato di Al Qaeda che da mesi controlla Raqqa e la
provincia, dove ha creato un emirato ndr).
«Da tempo — dice Al-Tamimi a
Repubblica al telefono da Oxford — sono in corso a Raqqa operazioni
clandestine contro l’Isis, sia da parte di movimenti jihadisti
antagonisti, sia di attivisti siriani. A giudicare dalle fotografie,
è probabile che gli uomini siano stati torturati e uccisi prima
d’essere crocifissi. L’Isis non esita a ricorrere a ogni tipo di
tortura. Ritengono di essere uno Stato islamico, il rappresentante di
Dio e del Profeta Maometto, dei quali credono d’incarnare la
volontà. Perciò, chiunque intraprenda una guerra contro l’Isis,
secondo la loro ideologia conduce la guerra contro Dio e il Profeta
Maometto. E va punito applicando quanto stabilito dal Corano, al
capitolo 5, verso 33: “Il castigo per chi muove guerra ad Allah e
al suo Messaggero, e lotta con forza e sparge misfatti e corruzione
sulla terra è: esecuzione o crocifissione o amputazione di mani e
piedi di lati opposti o l’espulsione dalla terra (ossia l’esilio):
questa è la loro ignominia in questo mondo e subiranno una terribile
punizione nell’altro. In questo caso però la crocifissione non ha
alcun legame con il simbolo cristiano».
Le lacrime del Papa, comunque, sono per
degli uomini, cristiani o no, torturati e barbaramente uccisi.
Francesco si appresta, alla fine di maggio, a una delicata missione
in Medio Oriente, visitando Israele, Territori palestinesi e
Giordania. Ma sarà un viaggio che non mancherà di affrontare la
guerra in Siria e le sofferenze dei cristiani perseguitati. Ha detto
ieri il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin: «La
presenza del Papa in Terra Santa certamente sarà uno stimolo e un
richiamo alla pace: questo l’hanno sempre fatto, i Papi, ogni volta
che sono andati in Terra Santa. Sarà uno stimolo e un impulso anche
al negoziato tra israeliani e palestinesi».
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