Genovese andava trattato da cittadino qualsiasi, ma il parlamento
lo decide sotto un doppio ricatto. L'ennesima conferma che Grillo occupa
le aule solo per fare propaganda, alla caccia della sua utopia di
potere assoluto.
Non è stata una bella giornata, quella di ieri per il parlamento
italiano. Perché una decisione che contiene un segnale di giustizia (un
deputato trattato alla stregua di qualsiasi altro cittadino) è stata
assunta nei tempi e nei modi imposti dal doppio ricatto di un movimento
di forcaioli: Cinquestelle prima ha creato una campagna diffamatoria a
carico del Pd (denunciando una presunta volontà dei democratici di
salvare dall’arresto il loro collega Genovese); poi si preparava a
trasformare la diffamazione in realtà, approfittando di uno strumento
parlamentare che in casi come questo avrebbe in realtà una sua nobiltà,
cioè il voto segreto che consegna al singolo deputato la libertà di
esprimersi su un caso individuale.
Per difendersi da questa perfida manovra, il Pd è stato abile a
trovare un’intesa con tutti gli altri gruppi, votando alla fine in
maniera palese così come era stato deciso da settimane sulla base delle
richieste della magistratura. Sicché Cinquestelle ha le manette che
invocava, ma senza il risultato propagandistico che si proponeva.
Grillo e si suoi si vantano spesso di aver studiato e di aver
imparato molto, in questo anno, a proposito di come si lavora e di come
si fa opposizione nel Palazzo. In realtà, dimostrano di aver imparato
soprattutto due cose: come si getta discredito sull’istituzione
trasformandola in un’arena di risse incivili; e come si piegano i
regolamenti non al fine di ottenere risultati positivi, ma solo per
mettere in difficoltà gli avversari.
Le poche leggi approvate da camera e senato con il contributo dei
grillini sono passate solo perché promosse e trascinate dagli altri
gruppi, in genere dal centrosinistra. Altrimenti, sarebbero finite a
riempire i cestini della spazzatura di Montecitorio e palazzo Madama,
insieme alla gran parte delle proposte avanzate dal movimento: elaborate
dopo cervellotiche procedure di consultazione online (come se la
partecipazione di qualche centinaio di attivisti nerd potessero esaurire
il processo democratico e sopperire al lavoro di autentici esperti),
neutralizzate dall’indisponibilità di M5S a fare di queste loro proposte
oggetto di confronto e mediazione insieme agli altri gruppi.
Alla fine, la giornata dell’arresto di Francantonio Genovese conferma
soprattutto la sentenza a carico di Grillo e dei suoi: non stanno in
parlamento né come apriscatole né per risolvere i problemi del paese, ma
solo in funzione di una permanente campagna di propaganda finalizzata,
nella cupa utopia grillina, alla conquista del potere assoluto e
indiviso.
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