Anche sul caso Genovese i democratici rispettano le regole che si
sono dati. Sul caso Greganti pare aver funzionato la prevenzione. Ma è
un lavoro appena iniziato, che riceverà un voto il 25 maggio.
Una volta di più, il Pd è stato chiamato a dar prova della
propria capacità di reggere agli standard che si è auto-imposto quanto a
trasparenza, rispetto della legalità e uguaglianza dei cittadini
davanti alle leggi. È stato più difficile doverlo fare nei giorni caldi
della campagna elettorale, vista la pressione esasperata di avversari
che sperano di trarre vantaggio da storie come quelle di Genovese. Ma
ciò che si doveva fare e che si era deciso di fare, è stato fatto. Come
ormai capita sempre, in casi gravi e meno gravi, seguendo ma più spesso
anticipando denunce di stampa e inchieste della magistratura (merita di
riflettere su quanto trapela a proposito degli sforzi di Greganti e soci
per ritrovare sponde a sinistra: «i renziani li rimbalzano», scrivono i
giornalisti che hanno letto i verbali di procura).
Ci saranno altre prove del genere. Il Pd è partito di governo a ogni
livello e in ogni territorio, anche in quelli dove intere economie si
alimentano dei flussi di denaro pubblico: l’esposizione è inevitabile, i
rischi sono quotidiani. È chiaro che chi non governa nulla, né si
propone realmente di farlo, corre minori pericoli di inquinamento.
Le elezioni colgono Renzi a lavoro appena iniziato. Il lavoro di
smontare e rimontare l’elefantiaca macchina dello stato (più è barocca e
inefficiente, più è permeabile alla corruzione); e il lavoro di
liberare il Pd dalle stratificazioni correntizie che aumentano i costi e
le opacità della lotta politica premiando i signori delle tessere.
Gli elettori decideranno se questo impegno, avviato in tutto da
neanche sei mesi, merita di continuare. Sta diventando una delle poste
in palio delle elezioni europee.
Nessun commento:
Posta un commento