sabato 24 maggio 2014

Prodi: l’Italia liberi la Ue dai diktat tedeschi


La Repubblica -24/5/2014 

Per Romano Prodi il governo di Matteo Renzi deve usare il semestre di presidenza italiana dell’Unione per cambiare verso all’Europa. «Italia, Francia e Spagna — afferma l’ex premier intervistato dall’ Espresso — devono unirsi per una politica di ripresa e di sviluppo. Preparare un piano di rilancio, discuterlo e proporlo insieme, così da arrivare al Consiglio europeo di ottobre come la sede in cui prendono decisioni, non come a un convegno di studio». Ma cambiare i parametri deficit-Pil no, «non serve a nessuno, bisogna rispettare gli impegni sottoscritti, servono grandi progetti di sostanza».
Dunque per l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea bisogna rilanciare, perché «i populisti fanno uso della paura dell’opinione pubblica e fanno un’equazione tra euro e crisi. Sbagliata, perché la frammentazione portata da una eventuale uscita di un Paese avrebbe conseguenze incalcolabili ». Ma anche la Germania rischia di ritrovarsi in casa un movimento populista come i 5 Stelle? «In Germania l’area del populismo e del nazionalismo è ricoperta dalla Merkel, che li interpreta entrambi. La difesa degli interessi nazionali tedeschi ha stroncato sul nascere qualsiasi possibilità di movimento interno anti-europeista, ma ha acceso i populismi in tutti gli altri Paesi. A Bruxelles negli ultimi anni ha comandato solo un Paese, la Germania si è permessa perfino di dare lezioni di morale inaccettabili. Io da presidente della Commissione europea ho sempre trattato ogni Paese con rispetto, non ho mai dato lezioni a nessuno». Eppure per Prodi una notizia positiva in questa campagna elettorale c’è: «Per la prima volta, sia pure in modo semplificato, strumentale, i temi europei hanno prevalso su quelli nazionali. Per la prima volta i partiti si sono divisi sull’euro, sull’immigrazione, sulle politiche di crescita. Il più delle volte per attaccare le istituzioni europee, certamente, ma per la prima volta si è abbandonato l’orizzonte puramente nazionale. È un passo in avanti. La piena coscienza del voto europeo ci sarà se nella scelta del nuovo presidente della Commissione si terrà conto dei risultati elettorali». Già, perché solo con una coscienza europea si va avanti, come dimostrano gli errori del passato: «I governi sono stati danneggiati dalla cattiva gestione della crisi, non è colpa dell’Europa, ma dell’assenza di Europa. Tutto è stato deciso in base agli interessi dei singoli Paesi, il che significa che tutto è stato deciso dalla Germania. I paesi più periferici sono stati danneggiati da una politica volutamente recessiva che ha favorito i tedeschi con un gigantesco surplus commerciale ».



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