A ventiquattr'ore dalle urne, le ultime bordate tra i leader.
Grillo riempie piazza San Giovanni alzando ancora i toni, mentre il
premier-segretario già pensa ai prossimi impegni di governo
È un’offensiva a trecentosessanta gradi quella che Matteo Renzi
ha condotto nelle ultime ore di campagna elettorale: verso chi ha
intenzione di astenersi, verso quelli che «l’altra volta hanno votato di
là», soprattutto verso chi «evoca paura e terrore». Ma il premier tiene
fermo un punto: «Noi andremo avanti comunque vadano le elezioni. Senza
arroganza e con rispetto: l’Italia va cambiata adesso».
La scelta di tenere una conferenza stampa sui primi ottanta giorni di
governo a meno di 48 ore dall’apertura delle urne va letta in questo
senso. Renzi vuole intestarsi un messaggio di cambiamento, che non cede
all’insulto e alla violenza, ma che procede inesorabile, dall’Italia
fino all’Europa. Ecco allora che il bonus di 80 euro in busta paga è
presentato solo come un tassello di un puzzle che continuerà a riempirsi
nelle prossime settimane con una «chiara, evidente e netta politica di
riduzione delle tasse». La scelta, stavolta, non è tra chi vuole mandare
“tutti a casa” e chi resiste al cambiamento, ma «tra chi vuole
costruire qualcosa e chi si limita a sbattere i pugni sul tavolo». Il
messaggio di Grillo, così, diventa puro sfascismo e non più un segno di
novità.
Il leader del Pd sa di giocarsi personalmente molto, ma non tutto con
le elezioni di domani. A meno di stravolgimenti rispetto alle
previsioni, il risultato gli consegnerà comunque un Pd in crescita
rispetto a un anno fa («ma io voglio fare di più») e con un ruolo
centrale nei futuri equilibri dell’Unione europea, a partire dal
prossimo semestre di presidenza, per il quale il messaggio è chiaro:
«Basta con l’austerity, investiamo sulla crescita».
Una consapevolezza che ha consentito a Renzi di intestarsi una
campagna a contatto con i cittadini, senza temere confronti (nemmeno con
la piazza San Giovanni di Grillo ieri) e senza la necessità di alzare
troppo i toni. Si vedrà solo nella tarda serata di domani se avrà avuto
ragione: se l’avanzata del M5S sarà meno travolgente di quanto paventato
nelle ultime ore, se il governo manterrà la forza di portare avanti le
riforme, se FI terrà fede ai patti, se gli equilibri interni ai
Democratici non subiranno scossoni. La partita si riaprirà da lunedì.
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