La Stampa 29/05/2014
Massimo Gramellini
L’immagine del ministro Boschi formato madonna, con in grembo la
bimbetta congolese che le arrotola i capelli biondi in una treccia, è
già entrata di diritto nella galleria dell’era renziana. Il premier è
riuscito a sdoganare quasi tutti i bambini adottati dalle famiglie
italiane, trattenuti da tempo nei luoghi di nascita, e ha mandato a
prenderli l’icona del suo governo e il fotografo di palazzo Chigi.
Subito si sono sollevati centinaia di indici a deprecare la
spettacolarizzazione del lieto evento, il suo utilizzo a scopi politici.
Resiste, persino in un Paese sguaiato come il nostro, un certo fastidio
per l’ostentazione del bene. Il male può essere mostrato in ogni
sfumatura morbosa, con l’ottima scusa di denunciarlo. Invece il bene è
circondato da una bolla di pudore e chiunque osi spezzarla viene
lapidato dai ghigni del cinismo. Ma a furia di rimuovere il bene, molti
di noi hanno finito per credere che non esista.
D’Alema si vantò di avere rinunciato a una foto irresistibile, quando
da premier riportò in Italia due bambine rapite dal padre libico e
anziché esibirle come un trofeo le nascose dentro una macchina dai vetri
oscurati. Vezzi o valori di un’altra generazione, di un’altra sinistra.
Quella di Renzi non si vergogna di sventolare i suoi successi. Forse è
anche per questo che vince.
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