La foto di gruppo del Pd vincente è l'icona della logica inclusiva
di Renzi. Ma guardando oltre il suo partito, vale anche come metafora
del disegno bipolarista, che ora deve completarsi nelle riforme
istituzionali
La foto di gruppo della notte di domenica 25 rimarrà l’icona del
trionfo europeo del Pd, forse dell’intera vicenda renziana. È legittimo
ironizzarci su, ma in quello scatto c’è un condensato di sentimenti e
storie personali che sono il succo della politica: vittorie, sconfitte,
rivincite, ripensamenti, riappacificazioni, opportunismi.
A Matteo Renzi, che in qualche modo l’ha voluta, quella foto serve a
qualcosa di più sostanzioso, anche oltre la contingenza dell’ingresso
della minoranza nel gruppo dirigente del Nazareno: è la metafora della
sua logica inclusiva, di una politica che procede non per separazioni ma
per aggiunte, rese possibili e “garantite” dal carisma di un leader
vincente. Esattamente l’opposto di quanto è accaduto ad altre
leadership, anche nei momenti alti del loro successo: Berlusconi e
Grillo, per citarne solo due.
Renzi sente di doversi emendare da due peccati. Uno, più presunto che
reale, è il “tradimento” ai danni di Letta. L’altro è la dinamica da
piccolo gruppo di sodali che ha segnato la sua ascesa: modalità
inevitabile finché si marcia in partibus infidelium; tratto
incancellabile, se di mezzo ci sono amicizie antiche e vere; immagine da
correggere, ora che il carico di responsabilità è pesante e c’è bisogno
di tanta gente per sostenerlo.
Ciò che sta accadendo è molto più serio della caricatura a proposito
del «carro del vincitore». È ovvio che chi vede il proprio partito
spiccare il volo non possa – se è affezionato alla “ditta” più che al
proprio orgoglio – non riconoscere che nello scontro degli ultimi due
anni evidentemente qualcuno aveva ragione e qualcun altro meno.
Ma il movimento centripeto si estende oltre i confini del Pd. Gli
elettori di Monti e di Vendola hanno anticipato le scelte di una parte
di ceto politico al quale ieri Renzi ha aperto le porte essendo
interessato alla semplificazione delle sigle. La crisi di M5S e il
ritrovarsi tra Forza Italia e Lega (con quest’ultima egemone) è un altro
effetto collaterale del voto, che rafforza Renzi nell’obiettivo
strategico di rilanciare il bipolarismo battendo definitivamente le
tentazioni neoproporzionaliste.
Le prossime settimane diranno se il processo si completerà con una
accelerazione su riforme costituzionali e riforma elettorale (con
opportune modifiche, come già sta accadendo sul senato) che vadano nella
direzione perseguita da Renzi fin dalle sue prime ore come segretario.
Gli italiani hanno fatto capire di essere d’accordo.
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