martedì 27 maggio 2014

Il Pd è diventato il “partito nazione”

Pierluigi Castagnetti 
Europa  

La vittoria è tutta di Renzi: ha dimostrato di avere intelligenza, passione, pazienza e capacità di mediazione. Ha saputo convincere gli italiani che l'Europa va cambiata e non buttata a mare
Parliamo dell’Italia prima ancora dell’Europa. La vittoria di Renzi di queste dimensioni nessuno poteva immaginarla, perché non conosciamo più il paese, e non da oggi per la verità. Il circuito chiuso fra ceto politico e mezzi di comunicazione continua a tenere a distanza la realtà, nell’illusione che sia quella che si immagina e descrive tutti i giorni, senza averla mai seriamente frequentata.
L’esaurimento delle tradizionali forme-partito che in anni lontani consentivano di avere “in casa” uno spaccato fedele della società e un maledetto sistema elettorale che non impone più un ancoraggio serio degli eletti con il territorio, costringono infatti nel migliore dei casi a un effimero tentativo di conoscenza della realtà attraverso la mediazione della letteratura sociologica o giornalistica. Ma non è questo il modo.
Occorre rimettere le mani nella morchia del motore italiano. Non conoscevamo infatti la rabbia del paese un anno fa quando è stata intercettata e canalizzata dal M5S, non ci siamo resi conto oggi della domanda di un nuovo baricentro politico che desse un minimo di stabilità e sicurezza. Renzi invece aveva colto questa attesa anche se, immagino, lui stesso sia stato sorpreso da un risultato di questa forza.
A lui va, dunque, il merito del coraggio e della generosità riversata in campagna elettorale, ma soprattutto quello dell’intuizione di uno spazio colmabile solo con una rivoluzione-responsabile. La vittoria è sua, inutile chiosare. Una vittoria ancora più clamorosa se si considera che al Pd, e a Renzi in particolare, era assegnata la parte più difficile in queste elezioni: convincere gli italiani, che più di altri avevano pagato il prezzo alto della crisi economica e delle ricette europee, che l’Europa andava cambiata e non buttata a mare, e che l’Italia avrebbe dovuto in questo passaggio elettorale mettersi in condizione di poter giocare l’iniziativa di un tale cambiamento, non con gli slogan elettoralistici e con l’isolamento nelle istituzioni comunitarie. Gli italiani hanno capito e risposto in misura superiore al prevedibile.
Quel 40,8% è ora un capitale, una forza, uno straordinaria possibilità. È il ritrovato baricentro del sistema politico. È cioè il “contenitore” delle risorse morali e politiche dell’Italia, come in una certa misura lo fu per tanti anni la Dc. Non che il Pd stia diventando simile alla Dc ma, come la Dc, è diventato ora il “partito nazione”, come non era mai stata la sinistra, che rappresenta ovviamente da una prospettiva diversa democratica e di sinistra, lo spirito del paese, di tutto il paese, in cui si riconosce il paese.
In questo risultato ci sono dentro probabilmente tanti pezzi dell’Italia contemporanea, in una certa misura oltre le tradizionali categorie di destra e sinistra, oltre le ideologie del passato, un’Italia secolarizzata ma non priva di valori, disponibile a sostenere un disegno politico non amorfo ma solido e proiettato verso il futuro.
Bisogna ora riflettere seriamente su quanto è avvenuto e sapere che titubanze e nostalgie non ci sono consentite.
Il Pd è diventato un altro partito, forse è diventato il partito che volevamo quando l’abbiamo fondato. Ora dobbiamo dare forma e fede politica a questo pezzo ampio della società italiana che scommette su di noi.
Ed è giusto che Renzi vada in Europa con tutto questo bagaglio di forza, mobilitando le energie intellettuali e professionali che possono aiutarlo a ideare le strade di un ricominciamento. Il Pd di Renzi, il più grande partito nazionale del Pes, e la Cdu della Merkel, il più grande partito dell’Epp, dovranno assumersi la responsabilità dell’iniziativa. Purtroppo la Merkel non ha la fede europeista di Kohl (che una volta sentii affermare: «L’euro è utile per ancorare ancor più la Germania al destino comune europeo. È utile agli altri paesi per non dover più diffidare della Germania, ed è utile alla Germania per non poter confidare troppo sulla sua forza»), ma ora dovrà convincersi – anche con l’aiuto dell’Spd – che l’Europa ha bisogno della generosità di tutti i paesi dell’Unione a partire proprio dalla Germania. Occorre intelligenza, passione, pazienza e capacità di mediazione. Mi pare che possiamo dire che Renzi ha già dimostrato di possederle tutte.

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