Lapo Pistelli
16 maggio 2014
...Impressionato da questa lettera...
«Mi chiamo Lamiaa, ho undici anni, sono nata a Reggio Emilia e faccio la prima media. A scuola va tutto bene, vivevo felice fino
a due anni fa, quando un giorno presi un 10 in grammatica. Ero felice,
perché non succedeva spesso, ma il commento della maestra mi lasciò
perplessa. Mi disse: »Lamiaa sei stata brevissima, hai superato gli
italiani!». «Cosa?» – dicevo fra me – «Non sono forse italiana?». Quando
tornai a casa, mia mamma notò la mia rabbia e mi disse: »Ma non c’è
niente di male se ti chiamano straniera«. Per lei non era un insulto. Ma
infatti non era un insulto, era capire se io sono straniera, oppure no.
E dissi: «Mamma, ma non mi sento straniera, sono nata in Italia, casa
mia è in Italia. Il Marocco lo adoro, ma lo sento il paese dei miei
genitori, non il mio«. Passa un anno e vado alle medie. Siccome durante
l'estate avevo imparato un po’ di francese, la mia insegnante fin dalla
prima lezione mi disse: »Brava, hai una bella pronuncia, da dove
vieni?». E io pensai: «Ancora? Ma cosa vuol dire da dove vengo? Da
Reggio Emilia». Allora ho detto: «I miei genitori vengono dal Marocco,
ma io sono nata a Reggio Emilia».
Adesso, per favore, chiariamo una faccenda: non chiamatemi immigrata, potete chiamarmi italo-marocchina se volete, ma non sono straniera. I miei genitori, tanti anni fa, sono emigrati in Italia, ma io sono nata in Italia e mi sento italiana, non so con quale percentuale, però lo sono. Come se il Marocco fosse il mio papà e l'Italia la mia mamma, e nessuno potrebbe mai togliermi dal cuore uno dei due. Questa non è solo la mia storia, è la storia di tanti figli di immigrati.
Concedete loro la cittadina italiana, risparmiateci problemi inutili, smettetela di farci vivere situazioni che ci fanno sentire quello che non siamo. Lasciateci studiare e costruire il nostro futuro con serenità»
Dopo aver visto le terribili immagini del barcone affondato, c'è molto, moltissimo su cui riflettere.
Adesso, per favore, chiariamo una faccenda: non chiamatemi immigrata, potete chiamarmi italo-marocchina se volete, ma non sono straniera. I miei genitori, tanti anni fa, sono emigrati in Italia, ma io sono nata in Italia e mi sento italiana, non so con quale percentuale, però lo sono. Come se il Marocco fosse il mio papà e l'Italia la mia mamma, e nessuno potrebbe mai togliermi dal cuore uno dei due. Questa non è solo la mia storia, è la storia di tanti figli di immigrati.
Concedete loro la cittadina italiana, risparmiateci problemi inutili, smettetela di farci vivere situazioni che ci fanno sentire quello che non siamo. Lasciateci studiare e costruire il nostro futuro con serenità»
Dopo aver visto le terribili immagini del barcone affondato, c'è molto, moltissimo su cui riflettere.
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