La Repubblica - 13/5/2014
MARCO ANSALDO
L’omelia di Bergoglio: “Solo il
Signore ci indica la strada, chi siamo noi per chiudere le porte
dello Spirito Santo?” E sui preti: no a quelli affaristi,
orgogliosi e vanitosi, che fanno le cose solamente per soldi e
interesse
Poi non c’è da stupirsi se, nel
padiglione vaticano al Salone del libro di Torino chiusosi ieri, il
volume più venduto (almeno 500 copie ogni giorno) è stato quello
delle omelie di Santa Marta. Un successo destinato di certo a
proseguire, dopo quanto ha detto il Papa ieri nella sua nuova predica
mattutina. «Chi siamo noi per chiudere le porte allo Spirito Santo?
Se domani venisse una spedizione di marziani e alcuni di loro
venissero da noi, verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi
come vengono dipinti dai bambini, e uno di loro dicesse “voglio il
Battesimo!”, cosa accadrebbe?». Risposta: «Lo Spirito Santo è
quello che fa andare la Chiesa più avanti, oltre i limiti».
Bergoglio ha preso spunto dal brano
evangelico in cui Pietro subisce dure critiche dai cristiani di
Gerusalemme perché ha mangiato con una comunità di pagani, di «non
circoncisi». E, citando quell’esempio, il Pontefice ha osservato
che il capo degli apostoli «comprende che ciò che è stato
purificato da Dio non può essere chiamato “profano” da nessuno».
«Quando il Signore ci fa vedere la strada, chi siamo noi per dire
che non è prudente? È la domanda che si pone Pietro, “Chi sono io
per porre impedimenti?”. Una bella parola per i vescovi, per i
sacerdoti e anche per i cristiani. Chi siamo noi per chiudere le
porte?».
Insomma, per il Papa argentino non si
devono negare i sacramenti nemmeno ai marziani. Francesco ha poi
proseguito, nell’aula Paolo VI, rivolgendosi con un fitto botta e
risposta agli allievi dei Pontifici Collegi e Convitti di Roma,
illustrando le qualità di un buon sacerdote. Più di un’ora di
colloquio, spaziando da come essere un pastore che comunica a come
organizzare la propria giornata, da come guidare il popolo a come
fare un’omelia che non addormenti il pubblico. «Ma padre, in
questo tempo di tanta psichiatria e psicologia non sarebbe meglio
andare dallo psichiatra?», ha detto Bergoglio citando la domanda che
ogni tanto si sente fare dai sacerdoti. «Non scarto quell’ipotesi
— ha spiegato Francesco — ma prima di tutto bisogna andare dalla
Madre, la Madonna, perché a un prete che si dimentica della madre
nei momenti di turbolenze, qualcosa manca». Quindi ha continuato:
«No ai pastori affaristi, vanitosi e orgogliosi, che fanno le cose
per soldi, per interessi economici o materiali». Per il Papa, «c’è
una sola strada per la leadership: il servizio. Se anche si hanno
tante qualità da comunicare ma non si è un servitore, la leadership
cadrà. L’umiltà e la vicinanza devono essere le armi del
pastore».
Ma essere umili «non è facile»,
perché infine «la verità è come una cipolla, che si comincia a
sfogliare e alla fine, quando si è tolta una foglia dopo l’altra,
si arriva al niente e resta soltanto il cattivo odore della cipolla».
E il Pontefice, forse memore di quando, alcuni mesi fa, telefonò a
un convento di suore senza trovare risposta, ha aggiunto in ultimo:
«Che sofferenza, ora, quando si chiama una parrocchia e risponde la
segreteria telefonica! Ma come si può essere al servizio del popolo,
senza neanche sentirlo?».
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