Spunta un Cardinale l’ira del
Vaticano “Basta corruzione” Giuseppe Versaldi, prefetto degli
affari economici nelle intercettazioni. Il segretario Parolin: alta
la guardia
PAOLO RODARI
Corriere della Sera 11 maggio 2014
CITTÀ DEL VATICANO .
«Non dobbiamo mai abbassare la
guardia. La corruzione fa parte del male che c’è nel mondo». Sono
parole del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano,
che a margine della sua visita di ieri al Salone del libro di Torino
ha commentato l’inchiesta Expo 2015. Secondo Parolin questi venti
anni passati da Tangentopoli non sono trascorsi invano: «Sono
serviti», ha detto. «C’è stato un impegno che è entrato nelle
coscienze». D’altra parte, «finché esiste il mondo il male
continua ad avere i suoi effetti. Questo non è per giustificarlo, ma
per dire che la corruzione è una realtà umana e non dobbiamo
abbassare la guardia. Questo il messaggio che ci deve arrivare da
questa vicenda».
Parolin non ha fatto nessun accenno
alle intercettazioni agli atti secondo le quali, fra gli amici
importanti rivendicati da Gianstefano Frigerio, c’è anche il
cardinale Giuseppe Versaldi. Parlando col manager Stefano Cetti,
Frigerio afferma: «Il terzo canale è il mondo del Vaticano, dove
noi abbiamo amici il ministro delle finanze che è il cardinale
Versaldi». E ancora: «È proprio un mio amico il cardinale, è una
persona seria... uno di Alessandria... ma poi un uomo di quelli di
una volta». Parolin, piuttosto, ha fatto propria una critica che più
volte Papa Francesco ha rivolto ai mezzi d’informazione: «Le
immagini e la comunicazione veicolate con l’unico scopo di indurre
al consumo o manipolare le persone per approfittarsi di esse
rappresentano un vero assalto, un golpe». E ha così ha fatto
proprio un profilo prudente. Anche perché, dicono oltre il Tevere in
merito a Versaldi, un’intercettazione telefonica non fonda nessuna
colpa. E, infatti, ecco ancora Parolin smentire le voci che vogliono
una rinuncia del Vaticano a partecipare all’Expo: «Credo che il
nostro impegno — ha detto — continuerà, anche perché il tema
dell’alimentazione ci interessa e ci riguarda direttamente. Ed è
un tema che sta molto a cuore anche al Papa».
Versaldi è oggi alla guida di un
«ministero» con sempre minor campo d’azione. È presidente della
Prefettura degli affari economici della Santa Sede — è l’ufficio
che si occupa della sorveglianza delle amministrazioni che dipendono
dal Vaticano —, la cui attività potrebbe essere assorbita da altri
soggetti, stante la riforma economica voluta da Francesco che ha
portato alla creazione di un Segretariato per l’economia. Versaldi
venne creato cardinale nel penultimo concistoro guidato da Ratzinger
(18 febbraio 2012), che portò alla berretta, non senza qualche
perplessità, molti italiani. Arrivato in Vaticano già nel 2011,
divenne subito, assieme al manager Giuseppe Profiti, presidente del
Bambin Gesù (riconfermato dalla Santa Sede nel proprio ruolo nel
marzo scorso per altri tre anni), una delle personalità più
ascoltate in materia finanziaria. Fu nell’era Ratzinger che il
Vaticano aprì, su impulso della segreteria di Stato, un canale
privilegiato in Italia con il centro destra.
Francesco non gradisce alcun
interventismo della Chiesa in politica: offre alle istituzioni
un’alleanza sulle emergenze sociali, ma non accetta che i porporati
diano patenti di cattolicità ai politici. È un cambio di linea
totale rispetto agli anni recenti. Per questo le parole di Frigerio
che vantano amicizia con Versaldi sanno di un mondo che non ha più
diritto d’esistenza.
Ma non c’è soltanto il Vaticano a
doversi adeguare. C’è anche la Conferenza episcopale. L’ultimo
segnale è del segretario della Cei don Nunzio Galantino: «Spero di
non essere costretto ad assistere al mortificante spettacolo di
vecchi e sospetti collateralismi con candidati — ha detto
recentemente — vedere un vescovo o un sacerdote impegnarsi
nell’orientare il voto, ipotizza una sola cosa: l’interesse
personale o la ricerca di favoritismi». Certo, il cammino che il
Papa ha chiesto d’intraprendere non è semplice. Lo ha confermato
il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, capo del C8 che
collabora con Francesco nel governo della Chiesa: «Francesco sta
cercando di costruire un nuovo modo di essere Chiesa ma il suo
cammino sta incontrando difficoltà nella curia romana ».
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