domenica 11 maggio 2014

LO SCANDALO EXPO


Spunta un Cardinale l’ira del Vaticano “Basta corruzione” Giuseppe Versaldi, prefetto degli affari economici nelle intercettazioni. Il segretario Parolin: alta la guardia
PAOLO RODARI
Corriere della Sera 11 maggio 2014
CITTÀ DEL VATICANO .

«Non dobbiamo mai abbassare la guardia. La corruzione fa parte del male che c’è nel mondo». Sono parole del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano, che a margine della sua visita di ieri al Salone del libro di Torino ha commentato l’inchiesta Expo 2015. Secondo Parolin questi venti anni passati da Tangentopoli non sono trascorsi invano: «Sono serviti», ha detto. «C’è stato un impegno che è entrato nelle coscienze». D’altra parte, «finché esiste il mondo il male continua ad avere i suoi effetti. Questo non è per giustificarlo, ma per dire che la corruzione è una realtà umana e non dobbiamo abbassare la guardia. Questo il messaggio che ci deve arrivare da questa vicenda».
Parolin non ha fatto nessun accenno alle intercettazioni agli atti secondo le quali, fra gli amici importanti rivendicati da Gianstefano Frigerio, c’è anche il cardinale Giuseppe Versaldi. Parlando col manager Stefano Cetti, Frigerio afferma: «Il terzo canale è il mondo del Vaticano, dove noi abbiamo amici il ministro delle finanze che è il cardinale Versaldi». E ancora: «È proprio un mio amico il cardinale, è una persona seria... uno di Alessandria... ma poi un uomo di quelli di una volta». Parolin, piuttosto, ha fatto propria una critica che più volte Papa Francesco ha rivolto ai mezzi d’informazione: «Le immagini e la comunicazione veicolate con l’unico scopo di indurre al consumo o manipolare le persone per approfittarsi di esse rappresentano un vero assalto, un golpe». E ha così ha fatto proprio un profilo prudente. Anche perché, dicono oltre il Tevere in merito a Versaldi, un’intercettazione telefonica non fonda nessuna colpa. E, infatti, ecco ancora Parolin smentire le voci che vogliono una rinuncia del Vaticano a partecipare all’Expo: «Credo che il nostro impegno — ha detto — continuerà, anche perché il tema dell’alimentazione ci interessa e ci riguarda direttamente. Ed è un tema che sta molto a cuore anche al Papa».
Versaldi è oggi alla guida di un «ministero» con sempre minor campo d’azione. È presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede — è l’ufficio che si occupa della sorveglianza delle amministrazioni che dipendono dal Vaticano —, la cui attività potrebbe essere assorbita da altri soggetti, stante la riforma economica voluta da Francesco che ha portato alla creazione di un Segretariato per l’economia. Versaldi venne creato cardinale nel penultimo concistoro guidato da Ratzinger (18 febbraio 2012), che portò alla berretta, non senza qualche perplessità, molti italiani. Arrivato in Vaticano già nel 2011, divenne subito, assieme al manager Giuseppe Profiti, presidente del Bambin Gesù (riconfermato dalla Santa Sede nel proprio ruolo nel marzo scorso per altri tre anni), una delle personalità più ascoltate in materia finanziaria. Fu nell’era Ratzinger che il Vaticano aprì, su impulso della segreteria di Stato, un canale privilegiato in Italia con il centro destra.
Francesco non gradisce alcun interventismo della Chiesa in politica: offre alle istituzioni un’alleanza sulle emergenze sociali, ma non accetta che i porporati diano patenti di cattolicità ai politici. È un cambio di linea totale rispetto agli anni recenti. Per questo le parole di Frigerio che vantano amicizia con Versaldi sanno di un mondo che non ha più diritto d’esistenza.
Ma non c’è soltanto il Vaticano a doversi adeguare. C’è anche la Conferenza episcopale. L’ultimo segnale è del segretario della Cei don Nunzio Galantino: «Spero di non essere costretto ad assistere al mortificante spettacolo di vecchi e sospetti collateralismi con candidati — ha detto recentemente — vedere un vescovo o un sacerdote impegnarsi nell’orientare il voto, ipotizza una sola cosa: l’interesse personale o la ricerca di favoritismi». Certo, il cammino che il Papa ha chiesto d’intraprendere non è semplice. Lo ha confermato il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, capo del C8 che collabora con Francesco nel governo della Chiesa: «Francesco sta cercando di costruire un nuovo modo di essere Chiesa ma il suo cammino sta incontrando difficoltà nella curia romana ».

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