Marta Giovannini
dalla direzione nazionale del 29 maggio
Il PD di Matteo Renzi ha stravinto le
elezioni di domenica 25 maggio.
Tutti ne siamo stati giustamente
orgogliosi anche se giovedì 29 maggio, in Direzione Nazionale,
Matteo Renzi ci ha dato una piccola lezione. Dopo l'applauso a chi ha
portato il PD oltre il 40% alle Europee (da sempre meno sentite
delle altre elezioni) l’invito del segretario è stato quello di
mettersi subito al lavoro con la convinzione che le altre forze
politiche ma anche la minoranza interna non si opporranno più
alle riforme istituzionali necessarie al Paese. Troppo grande il
successo del Governo che sarà però doverosamente rispettoso della
dialettica politica come ha fatto sinora.
Non soltanto Renzi sa che il voto è
stato prima di tutto un riconoscimento a lui e alla sua politica di
rinnovamento, ma è anche consapevole che quel voto ha avuto un
effetto a cascata di cui hanno beneficiato anche quelli che sino a
ieri nello stesso PD lo criticavano o lo avversavano. Lo testimoniano
i voti perché abbiamo dato il meglio proprio alle Europee finendo,
addirittura, il partito più votato del PSE.
Molti amici appena eletti a Bruxelles
lasceranno quindi ben motivati la vita parlamentare romana e il sole
della capitale per impegnarsi a Bruxelles, dove si decidono i
destini degli Stati Europei, soprattutto di quelli con maggiori
problemi sociali ed economici come l’Italia, la Spagna e la
Grecia.
Ed è proprio alle europee che il nostro PD ha preso sia il voto dei volontari della festa dell'unità che quelli del piccolo imprenditore del nord che, superata la rabbia, ha scelto la speranza di un futuro prossimo migliore.
Noi democratici abbiamo cercato entrambi quei voti e desideriamo non tradirli: questa è la vocazione maggioritaria che finalmente si realizza e va gelosamente conservata in modo intelligente perché con essa perdono i compromessi sottobanco di certa politica e vince il voto popolare.
Ma l' impegno e' anche di declinare quel dato nazionale, quel successo di Matteo Renzi, ovunque nel nostro territorio, dove si deve cambiare verso come si vuol fare in Europa, iniziando con la politica economica.
Così il PD di domani, con la sua nuova classe dirigente, potrà davvero essere il partito della Nazione con le percentuali che furono - per richiamare la battuta di Guerini e Bonaccini la sera dello spoglio - quelle di Alcide De Gasperi senza però' scordare Enrico Berlinguer e - aggiungerei io - la questione morale senza la quale non si va da nessuna parte.
Ed è proprio alle europee che il nostro PD ha preso sia il voto dei volontari della festa dell'unità che quelli del piccolo imprenditore del nord che, superata la rabbia, ha scelto la speranza di un futuro prossimo migliore.
Noi democratici abbiamo cercato entrambi quei voti e desideriamo non tradirli: questa è la vocazione maggioritaria che finalmente si realizza e va gelosamente conservata in modo intelligente perché con essa perdono i compromessi sottobanco di certa politica e vince il voto popolare.
Ma l' impegno e' anche di declinare quel dato nazionale, quel successo di Matteo Renzi, ovunque nel nostro territorio, dove si deve cambiare verso come si vuol fare in Europa, iniziando con la politica economica.
Così il PD di domani, con la sua nuova classe dirigente, potrà davvero essere il partito della Nazione con le percentuali che furono - per richiamare la battuta di Guerini e Bonaccini la sera dello spoglio - quelle di Alcide De Gasperi senza però' scordare Enrico Berlinguer e - aggiungerei io - la questione morale senza la quale non si va da nessuna parte.
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