lunedì 12 maggio 2014

Francesco Guccini: "Non sono renziano ma il mio voto alle Europee andrà al Pd"


Barbara Tomasino, L'Huffington Post  
12 maggio 2014

"Non credo che il Pd sia il mio partito" era un anno fa e Francesco Guccini in un'intervista al Fatto sanciva il suo addio a una creatura politica in cui lui aveva sempre creduto. Ora a distanza di un anno le cose sembrano in parte cambiate e il cantautore bolognese, parlando con Huffpost, ammette: "Credo che alle Europee il mio voto andrà lì". Per lì si intende appunto il Partito Democratico, anche se tiene a precisare che nonostante abbia scelto di votarlo al "partito non si sente legato". Un cambio verso rispetto a un anno fa merito di Renzi?: "Dire - risponde - che ho sposato la sua linea mi sembra esagerato".
Politica, attualità e cronaca, quando gli chiediamo un commento sugli scandali dell’Expo e sul ritorno alla ribalta delle cronache del compagno Greganti dice:“Sembra che in Italia sotto certi aspetti non sia cambiato nulla in 20 anni”, e aggiunge: “E’ facile dire qualcosa su queste persone che praticano le stesse nefandezze oggi come ieri e come ieri l’altro. In Italia abbiamo una tradizione di nefandezze di un certo tipo e se ci troviamo a rimpiangere le osterie, non possiamo certo rimpiangere altre cose perché ce le ritroviamo sempre davanti, ahimé…chissà cosa c’è nel carattere degli italiani e in buona parte del mondo”.
Guccini cita le osterie perché sono uno dei luoghi simbolici di un’Italia “che scompare” sotto i nostri occhi. Nel Nuovo dizionario delle cose perdute, infatti - presentato al Salone del Libro ed edito da Mondadori - il poeta racconta di oggetti e luoghi che hanno segnato la tradizione del Belpaese e che oggi non esistono più.
“Ma alcune cose non tramontano mai: il paese ha la memoria cortissima il più delle volte, succedono, passando quasi inosservate, cose che definirei al limite del buffo, se non fosse tragico”.
Sta pensando all’Expo o ha in mente altro?
“Ho in mente le vicende di Scajola e di Dell’Utri, scandali simili a tutti quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Comunque non parlo più di politica con i giornalisti perché proprio l’altro giorno un suo collega ha detto, a proposito di Pelù e delle sue dichiarazioni al 1 maggio e parlando anche di me, che i cantanti devono smetterla di parlare di politica e limitarsi a fare musica. A questo punto mi tiro indietro e non dico più niente”.
Penso che in tanti vogliano sentire la sua opinione, anche tra i giovani…
“Beh, ringrazio per la stima…”
L’anno scorso ha detto di sentirsi vicino alla base del Pd che ha ancora delle ideologie. Oggi a capo del Pd e del paese c’è Renzi, lei si riconosce ancora nel Partito Democratico?
“Dire che mi identifico con la linea di Renzi sarebbe esagerato… Non mi sento legato al Pd, ma penso che il mio voto alle prossime elezioni andrà comunque lì”.
Che ne pensa della spinta a sinistra e della critica severa all’Europa della Lista Tsipras?
“Sarebbe interessante se superassero la soglia di sbarramento, altrimenti si perdono voti e basta. Ho tanti amici che per vari motivi hanno deciso di votare Tsipras, ma ho paura che finiscano per essere voti persi…spero che superino il 4%”.
Gaber, parlando del ’68, ha detto “la mia generazione ha perso” e lei invece sostiene il contrario…sono le nuove generazioni ad aver perso?
“No, non voglio dire questo. Mio nonno ha fatto la prima guerra, mio padre l’Africa e la seconda, io nessuna e questo è già una vittoria. E poi non dimentichiamoci che siamo partiti nel dopoguerra con le case distrutte e senza niente in mano e l’Italia poco a poco si è rifatta e c’è stato il boom. In cosa abbiamo perso secondo Giorgio? Forse perché nel ’68 c’erano delle illusioni giovanili che poi non si sono concretizzate, ma in piccola parte il cambiamento l’abbiamo realizzato. Mi sarebbe piaciuto discuterne con lui, chissà cosa sarebbe emerso dai nostri discorsi…”
Le generazioni successive hanno sempre mostrato una specie di nostalgia verso il ’68, un’epoca che non abbiamo vissuto ma che rimanda alla passione politica e culturale di cui siamo orfani. Cosa si sente di dire ai giovani?
“Forse oggi manca quel senso di speranza…ma è anche vero che si è sempre nostalgici di qualche cosa che non si è fatto. Magari noi potevamo essere nostalgici di una guerra partigiana che non abbiamo fatto, a voi manca la speranza, quella dei genitori che fanno studiare i figli pensando che possano diventare qualcosa in più di loro…oggi non è così e i figli hanno bisogno dei genitori per tirare avanti”.
Non è venuta meno anche la passione politica? Penso anche ai toni e ai termini che si stanno usando in campagna elettorale, forse tutto questo allontana una parte della società…
“Diciamo che si è un po’ esagerato come violenza, anche se in passato ci sono stati dei comizi – ad esempio nel dopoguerra – che erano violentissimi, magari tenuti su con un filo in più di signorilità. La differenza la fa lo spessore dei protagonisti: Togliatti, De Gasperi, Nenni, Pertini, figure carismatiche e classiche della politica. Oggi assistiamo ad una specie di decadenza da questo punto di vista. E’ difficile oggi trovare un uomo politico che si possa paragonare a queste figure, l’ultimo forse è stato Berlinguer”.
Parlando del suo dizionario, un luogo mitico che lei racconta nel libro sono le osterie, dove declamava versi insieme ad Umberto Eco e Benigni davanti ad un bicchiere di vino. Oggi, per le nuove generazioni, questi posti vivono solo nei racconti di chi li ha conosciuti…
“L’osteria è una cosa perduta come è perduta la gente che ci andava…il mondo è cambiato. C’era un incontro straordinario tra gli anziani che frequentavano le osterie e noi giovani che andavamo lì a suonare la chitarra, cantare, incontrare le ragazze. Erano altri tempi, in cui il vino era bianco e rosso e basta, ma andati via i vecchi gestori si è perso lo spirito dell’osteria e si è pensato solo a fare tanti soldi in poco tempo”.
Tra le cose perdute mi è venuto in mente un altro oggetto che fino a pochi anni fa era stato dimenticato e che ora conosce una seconda giovinezza, il vinile. Che ne pensa?
“Per fortuna sta avendo un grande recupero, si sono accorti che come suono è meglio del cd che all’epoca ognuno di noi ha accolto con entusiasmo…si diceva un suono meraviglioso, pulito, non si sentono i tic dei vecchi vinili. Poi si sono accorti che il cd taglia delle frequenze, per non parlare dal punto di vista estetico: il vinile è decisamente più bello, si possono inserire foto e testi molto più grandi…è un po’ come le valvole che sono state dimenticate in favore dai transistor e ora vengono recuperate perché danno un suono migliore”.
Qualche anno fa ha dichiarato che una volta smesso di fumare ha anche smesso di scrivere musica. Questo connubio fumo-creatività ricorda Italo Svevo e il suo protagonista Zeno…ma è davvero così?
“E’ vero, avevo smesso di fumare ma ho ricominciato, però non ho scritto più canzoni lo stesso…mi sa che era un’idea che mi ero fatto io per sopperire alla mancanza di sigarette”

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