Corriere della Sera 03/05/14
In Vaticano si parla diffusamente
della prossima enciclica del Papa. Sarà per l’estate o forse per
l’autunno; qualcuno, tuttavia, non esclude una sorpresa. Magari in
giugno. Sarà dedicata al dono del Creato e alla sua custodia:
l’argomento è tra i più dibattuti e seguiti. Del resto, non passa
giorno senza che non vengano posti all’attenzione internazionale i
problemi della Terra, la inarrestabile scomparsa di zone vergini, la
popolazione che ha superato i sette miliardi, l’inquinamento, i
rifiuti eccetera.
In queste ore iniziano le raccolte sui
rapporti tra la Chiesa, il Creato e l’ambiente: noi ricordiamo,
anche per l’attenta cura che ne ha fatto Giuliano Vigini, la prima
appena uscita intitolata Una ecologia per l’uomo (si trova nelle
edizioni Medusa, costa 9 euro). Aggiungiamo soltanto che la custodia
del Creato, da non confondere con talune espressioni a buon mercato
dell’ecologismo, è presente con forza nei discorsi dei Pontefici
nell’ultimo mezzo secolo e ne trattò anche il Concilio Vaticano
II. Questa celebre assise, nella «Gaudium et spes », ricordava tra
l’altro che l’uomo «deve considerare le cose esteriori che
legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni».
Nessuno ha il diritto di inquinare e distruggere, perché la Terra è
di tutti.
Papa Francesco ha già espresso diversi pensieri in
materia, anche se le occasioni di questo anno di pontificato non sono
state molteplici. Per esempio, nell’«Omelia per l’inizio del
ministero petrino» (19 marzo 2013), sottolineava: «La vocazione del
custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che
precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire
l’intero Creato, la bellezza del Creato, come ci viene detto nel
Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è
l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui
viviamo». Più avanti: «Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro
che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o
sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo
“custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella
natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni
di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro
mondo!». Si riflette un rispetto per il Dio creatore oltre che per
la natura in queste parole. Di più: nell’Udienza generale del 5
giugno 2013 Francesco riprende il discorso. «Quando parliamo — è
una sua frase — di ambiente, del Creato, il mio pensiero va alle
prime pagine della Bibbia, al Libro della Genesi, dove si afferma che
Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la
custodissero (cfr 2,15). E mi sorgono le domande: che cosa vuol dire
coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e
custodendo il Creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? Il
verbo “coltivare” mi richiama alla mente la cura che
l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto ed esso sia
condiviso: quanta attenzione, passione e dedizione! Coltivare e
custodire il Creato è un’indicazione di Dio data non solo
all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo
progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità,
trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti».
Da un lato la grande lezione della Genesi e dall’altro la
responsabilità verso un bene che Dio ha dato all’uomo. Occorre
insomma, per il Papa, cogliere il ritmo e la logica della creazione e
allargare la nostra idea di ecologia. Utilizziamo di nuovo le sue
parole: «Ma il “coltivare e custodire” non comprende solo il
rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il Creato, riguarda
anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato di ecologia umana ,
strettamente legata all’ecologia ambientale . Noi stiamo vivendo un
momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo
vediamo nell’uomo. La persona umana è in pericolo: questo è
certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza
dell’ecologia umana!».
Il discorso in materia, dicevamo, ha
una storia. Come mostra il libro edito da Medusa se ne occupò, per
esempio, Giovanni XXIII nella «Pacem in Terris », Paolo VI nella
«Octogesima adveniens », Giovanni Paolo II nella Giornata mondiale
della pace 1990 (8 dicembre) o nel discorso ai partecipanti a un
convegno su «Ambiente e salute» (24 marzo 1997) o Benedetto XVI
nell’Udienza generale del 26 agosto 2009. Ora aspettiamo la
sorpresa di Francesco
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