Corriere della Sera 08/05/14
Il comportamento di voto delle diverse
categorie di cittadini si differenzia in qualche caso profondamente.
È quindi importante capire chi rappresenta chi, in un momento come
questo, in cui i riferimenti sociali e la strutturazione della
rappresentanza si vanno profondamente trasformando.
Gli uomini e
le donne. Qui le differenze non sono profondissime ma ci sono e vanno
colte. Gli uomini: la differenza principale è rappresentata dal voto
per Grillo. Benché tra i maschi il Pd rimanga sempre il primo
partito, la distanza dal Movimento 5 Stelle, di 10 punti sul totale
degli elettori, qui si riduce di molto, a meno di tre punti. Le
donne: decisamente meno orientate al voto per il Movimento che qui
slitta al terzo posto dopo Forza Italia. Tra di loro infatti crescono
i consensi per i due grandi partiti «tradizionali» (+ 3% il Pd,
+1,7% Forza Italia). Maggiori i consensi anche alla Lega e alla lista
Tsipras, mentre cala il voto per le formazioni centriste (due punti
in meno, speculari al voto maschile).
Molto più sensibili le
differenze per età. Tra giovani e giovanissimi M5S è il primo
partito: 33% tra i 18 e i 24 anni, 34% dai 25 ai 34, 32% dai 35 ai
44. Soffrono fortemente in queste fasce i partiti «tradizionali» e
in particolare il Pd: in difficoltà tra i giovanissimi, al suo punto
più basso tra i 25 e i 34 anni. E sempre in queste fasce, in
particolare tra le più giovani, aumenta il consenso per la Lega e,
in maniera ancora più netta, per la sinistra di Tsipras. Non è un
fenomeno nuovo. Spesso il voto giovanile ha avuto caratteristiche
etichettate come «antisistema» e anche in questa tornata sembra
confermarsi questo orientamento. Le cose cambiano, anche bruscamente,
dai 45 anni in su. Qui Pd e Forza Italia riprendono fiato e il
partito di Renzi diventa stabilmente il primo, con un consenso
crescente al crescere dell’età. Ma è dai 65 anni un su che il
panorama diventa radicalmente diverso. Il M5S si riduce ai minimi
termini (8%), mentre esplode il Pd (46%) e Forza Italia ha il suo
risultato migliore (23%). Tengono, con qualche miglioramento, le
formazioni centriste e la Lega, penalizzate le altre.
Il livello
di scolarizzazione è un’altra variabile influente nell’orientare
il voto. Tra i laureati Forza Italia è al lumicino (9%) e anche
Grillo arretra di quasi 4 punti, mentre migliorano il Pd e ancora più
sensibilmente le forze centriste, in particolare la coalizione che fa
perno su Ncd. Ma anche le altre forze minori incrementano le proprie
posizioni e c’è una vera e propria esplosione della lista Tsipras
che quasi triplica i propri consensi avvicinandosi al 9%. È quindi
un voto molto più «disperso», un voto più critico e meno
concentrato sulle forze maggiori. Ma è all’estremo della scala che
troviamo un vero ribaltamento: tra chi ha la licenza elementare o non
ha titoli, il Pd esplode al 46%, Grillo scende ai livelli più bassi,
Forza Italia ha i consensi più alti. Il frastagliarsi del voto dei
laureati qui scompare.
Molto più complessa l’analisi per
condizione professionale. I ceti elevati (imprenditori, dirigenti,
professionisti e quadri direttivi) sono molto attenti al centro, le
cui formazioni crescono con Scelta europea che quasi raddoppia, e
alla destra con una buona performance di Fratelli d’Italia. Molto
basso il consenso a Forza Italia, contrazioni per il Pd, poco sopra
la media Grillo. I lavoratori autonomi sembrano aver definitivamente
abbandonato il «forzaleghismo» a favore del Movimento 5 Stelle. Lo
hanno fatto nel 2013, lo confermano oggi. I ceti medi (impiegati e
insegnanti) sono in parte tornati all’ovile. Avevano penalizzato il
Pd nel 2013, anche in questo caso a favore di Grillo, oggi il
fenomeno sembra rientrare. Gli operai: qui Grillo ha il suo consenso
massimo. Il peso della crisi spinge ad un voto di protesta. Infine le
casalinghe: erano uno dei punti di Forza Italia, oggi non è più
così. Al contrario si trova uno dei punti più alti del consenso per
il Pd: è l’effetto Renzi, in un segmento in cui la
personalizzazione assume un’elevata importanza.
L’uso dei
mezzi di informazione a sua volta influenza i comportamenti: chi usa
la Tv come mezzo esclusivo o prevalente di informazione guarda di più
a Forza Italia e alla Lega, i lettori di quotidiani danno il massimo
dei consensi al Pd e guardano con favore ad Ncd e Tsipras mentre
penalizzano fortemente Grillo, gli internettiani naturalmente
massimizzano i consensi per Grillo, che qui raggiunge il 47%. Infine
il voto cattolico. Anche qui ci sono differenze apprezzabili e non
scontate. Ad esempio il Pd ha i consensi più elevati tra chi si reca
a messa tutte le settimane, ma il suo punto più basso tra chi non
frequenta le funzioni religiose. Altre correlazioni sembrano più
scontate: la destra e il centrodestra sono più votati dai cattolici
assidui, che penalizzano fortemente Grillo; la sinistra e il M5S
massimizzano i loro consensi tra chi non frequenta le funzioni
religiose.
Come si vede oggi la rappresentanza è sempre più
articolata e sempre meno definita dagli schemi sociali classici.
Assieme alla riforma delle istituzioni di governo diventa necessaria
una ridefinizione delle strutture e delle forme di organizzazione del
consenso e di rappresentazione dei bisogni.
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