Corriere della Sera 23/12/14
Gian Guido Vecchi
« Grant me, O Lord, a sense of good
humo r». Quando Francesco cita la preghiera del buon umore di
Tommaso Moro, «ci fa bene una buona dose di sano umorismo!», non è
che in verità abbondino i sorrisi, nella sala Clementina, tra
cardinali e vescovi riuniti per gli auguri di Natale. Ha chiesto «un
vero esame di coscienza», il Papa, a cominciare dalla «patologia
del potere». Più tardi incontrerà i dipendenti vaticani e chiederà
loro «perdono» per «le mancanze, mie e dei collaboratori, e anche
per alcuni scandali che fanno tanto male: perdonatemi».
Bergoglio
esprime la spiritualità del gesuita che si riconosce anzitutto come
«peccatore», gli Esercizi di Ignazio di Loyola cominciano da un
esame di coscienza. La riforma più importante è quella spirituale.
E poiché «la Curia, come ogni corpo, è esposta all’infermità»,
elenca quindici «malattie curiali», un discorso memorabile. C’è
«la malattia del sentirsi immortale, immune o addirittura
indispensabile», anzitutto: «Una visita ai cimiteri ci potrebbe
aiutare, alcuni forse pensavano di essere immortali e
indispensabili!». Una Curia che «non si autocritica e non si
aggiorna è un corpo infermo», scandisce: è il «complesso degli
eletti», la «patologia del potere», il male «di coloro che si
trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al
servizio». Unico «antidoto» all’«epidemia» è «la grazia di
sentirci peccatori».
Ma le malattie sono tante. C’è
«l’eccessiva operosità» che fa trascurare «il sedersi ai piedi
di Gesù», il riposo. L’«impietrimento mentale e spirituale» di
coloro che «si nascondono sotto le carte diventando “macchine di
pratiche” e non uomini di Dio». E ancora la «eccessiva
pianificazione» di chi vorrebbe «rinchiudere e pilotare la libertà
dello Spirito», un accenno alle riforme: «È sempre più comodo
adagiarsi nelle proprie posizioni statiche». Al «mal coordinamento»
segue l’«Alzheimer spirituale» di chi «perde la memoria del suo
incontro con il Signore» e vive «uno stato di assoluta dipendenza
dalle sue vedute spesso immaginarie».
In un crescendo,
Francesco arriva alla «rivalità e vanagloria», quando
«l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza
diventano l’obiettivo primario»: i «falsi» che Paolo chiama
«nemici della Croce di Cristo». La «schizofrenia esistenziale» è
poi quella «gravissima» di chi vive «una doppia vita, frutto
dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto
spirituale»: quelli che «insegnano severamente agli altri» e hanno
«una vita nascosta e sovente dissoluta». Seguono le malattie delle
«chiacchiere», il «terrorismo dei pettegolezzi»; quella che porta
a «divinizzare i capi» per «carrierismo»; dell’indifferenza
verso gli altri»; della «faccia funerea». E «dell’accumulare»:
Bergoglio cita la nonna Rosa («il sudario non ha tasche!») e dice:
«I nostri traslochi sono un segno di questa malattia». Infine, la
«malattia dei circoli chiusi», l’«appartenenza al gruppetto»
come «un cancro», e «il profitto mondano, gli esibizionismi», il
male di coloro che «cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri»:
e spesso «in nome della giustizia e trasparenza» sono capaci «di
calunniare e screditare gli altri, perfino su giornali e riviste».
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