Nell'aprile 2013 il Pd perse il controllo anche perché si smarrì un
tratto costituzionale dell'elezione del capo dello stato: è frutto di
convergenze parlamentari, dev'essere di equilibrio e competenza. Fattori
non necessariamente "di moda".
Matteo Renzi si dice sicuro che stavolta, edotti dalla
drammatica esperienza dell’aprile 2013, i parlamentari sapranno dare al
paese un presidente della repubblica all’altezza del compito. Non
importa, aggiunge giustamente, se questo accadrà subito o negli scrutini
successivi con quorum ridotto. Conta che il nome sia di qualità e che
esca dalla maggioranza più ampia possibile.
L’approccio è corretto, e non solo i parlamentari avranno appreso la
lezione: c’è da aspettarsi che il gruppo dirigente del Pd sappia
muoversi con la prudenza e la cura dei particolari che mancarono venti
mesi fa.
Molto conterà però anche il clima generale del paese nei giorni della
scelta. Ormai è storia: la tensione e la pressione che si scatenarono
nel 2013 sui grandi elettori (molti dei quali esordienti) fu
determinante per la perdita di controllo sugli eventi.
Qui c’è punto fondamentale: contro un certo sentimento e una certa
percezione corrente, va detto che il presidente della repubblica in
Italia non si elegge sulla base della sua popolarità, o della sua
rispondenza al profilo in quel momento più “vendibile” all’opinione
pubblica.
La Costituzione «più bella del mondo» fissa non a caso le procedure
di una elezione di secondo grado, nella quale le intese fra partiti
siano dominanti su qualsiasi altro elemento. Avesse voluto un presidente
“popolare”, la Costituzione ne avrebbe consegnato la scelta al
suffragio universale, come non è. Del resto, non fossero state la logica
e una certa saggezza “di sistema” a prevalere, non avremmo avuto
presidenti come Ciampi o Napolitano, per citare solo gli ultimi due. Che
sono stati certo presidenti “popolari”: ma perché lo sono diventati e
se lo sono meritati, non perché lo fossero in partenza.
Le caratteristiche che la Costituzione richiede a un buon capo dello
stato quanto a esperienza, equilibrio e anche competenza non sono
necessariamente coincidenti con una personalità “alla moda”, ancor meno
come usa dire «fuori dal Palazzo». È importante che questo il Pd lo
tenga presente, e che lo sappia raccontare: se possibile, ci sono aree
istituzionali che è meglio tenere al riparo dai costumi del tempo.
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