Corriere della Sera 23/12/14
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Non sarà semplice trovare un filo
logico o qualche traccia di un piano preordinato nell’inquietante
sequenza di episodi violenti che hanno sconvolto la Francia nei
giorni delle festività. Ieri sera, un’auto lanciata sul mercatino
di Natale a Nantes : un’altra scena di sangue, molto simile a
quella di due giorni fa nel centro di Digione. E poi l’assalto
all’arma bianca a un commissariato della periferia di Parigi. Non
sarà semplice, perché in apparenza si tratta di atti isolati,
compiuti da individui che si ritengono mentalmente squilibrati.
Nemmeno gli investigatori francesi si avventurano a disegnare trame
terroristiche collegabili al fanatismo islamico («Non si può ancora
parlare di atto terroristico», ha detto il procuratore di Nantes),
anche se, in tutti gli episodi, l’attentatore ha urlato - o é
stato sentito urlare - Allah Akhbar (Allah è grande), parola
d’ordine con cui si giustificano le azioni più spregevoli. Ma il
di là delle indagini, il collegamento più semplice e automatico é
già stato fatto dall’opinione pubblica e dal mondo politico, in
una spirale di preoccupazioni, polemiche e strumentalizzazioni che
finisce per connettersi ad altri episodi che in forma anche più
grave, da Sydney a New York, hanno sconvolto il mondo. «Connettersi»
é il termine appropriato, poiché la rete favorisce amplificazioni
mediatiche e collegamenti non sempre coerenti, ma del tutto
plausibili quando fanatismo, vendetta o malintesa giustizia possono
produrre serial killer. Così la Francia si sente ancora una volta
nel centro del mirino, non tanto per la gravità degli episodi,
quanto per la sensazione diffusa che il Paese sia eccessivamente
esposto all’estremismo fanatico, alla predicazione radicale
islamica, all’importazione dei conflitti etnico-religiosi che
insanguinano il mondo. Cresce, inevitabilmente, una domanda di
fermezza e di controllo dell’immigrazione, facilmente cavalcata dal
Fronte nazionale di Marine Le Pen, mentre viene messa a dura prova la
tradizione repubblicana che, sia da sinistra sia da destra, ha sempre
difeso una certa idea di Paese tollerante, integrato e universale. La
polemica investe in prima persona, come è ovvio, il presidente
Hollande, che forse non ha scelto il momento migliore per rilanciare
la possibilità di allargare il diritto di voto agli immigrati. I
nervi sono scoperti. Forse ha ragione chi ha coniato il termine
«islamopsichiatria».
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