Riccardo
Imberti
Anche
questo terribile 2014 volge al termine. Tutti ci auguriamo che il
prossimo anno rappresenti per tanti l'uscita dal tunnel in cui da
tempo siamo infilati. Il governo Renzi si può dire le ha provate
tutte, ha iniziato con la ridistribuzione del reddito alle famiglie,
ha ridotto il peso delle tasse sul lavoro, ha imboccato con decisione
la riduzione dei costi della politica, ha introdotto incentivi per il
lavoro a tempo indeterminato, ha allargato le tutele per i giovani e
ha ottenuto che l'Europa diradasse le maglie di rigidità con la
possibilità di svincolare dal tetto del tre per cento le spese per
gli investimenti.
Nonostante
tutto ciò, il Paese fatica a riprendere, l'occupazione giovanile, in
particolare al sud, ha percentuali allarmanti e i dati sulla
produzione restano fermi al palo. Si coglie una sfiducia palpabile in
tanti strati del Paese e ogni qualvolta si interviene per la
riduzione dei privilegi si accampano mille scuse e si adotta
ogni strumento per impedire che si realizzi.
Il
Governo in questo anno ha cercato in tutti i modi di cambiare verso,
sicuramente Renzi ha impresso una accelerazione alle cose da fare,
ma spesso, si sono sovrapposte questioni di merito a
questioni ideologiche, nella ricerca di rivincite che mal si
concigliano con la responsabilità che i cittadini hanno dato con il
loro voto al Partito Democratico. Comincia proprio da qui la cattiva
immagine che la politica ha dato al Paese in questi mesi, una
politica che nonostante gli sforzi di fare le riforme, coltiva
l'illusione che il cittadino possa accettare che le vecchie logiche e
i personaggi di sempre, tornino a fare le cose di sempre.
L'astensionismo sempre più consistente è un segnale d'allarme
inequivocabile sulla credibilità della politica e non ci vuole un
genio per comprendere che se non ci saranno segnali di vero
cambiamento, la stessa vita democratica rischia di essere messa in
discussione.
La
questione morale resta l'emergenza primaria, la corruzione pare
interminabile, ogni volta che si aprono i cassetti emergono pratiche
di malaffare diffuso che coinvolgono tutto e tutti e questo è un
bagaglio pesante da sopportare. E' necessario scoperchiare tutto e
rimettere le cose in ordine e liberarsi al più presto di chi ha
abusato del suo ruolo per fare soldi. Dall'Expo, alla cooperazione
sociale, dalle pubbliche amministrazioni agli appalti, è un
susseguirsi di pratiche che pensavamo finite; al contrario dimostrano
di avere la forza di riproporsi in tante forme e modi e la
criminalità pare farla padrone in tante aree del Paese.
Tutto
ciò sta a significare che non bisogna abbassare la guardia, che
bisogna fare di più e la strada da intraprendere è ancora ripida e
piena di rischiosi baratri.
L'anno
che si chiude è stato duro, nonostante ciò alcune cose sono state
fatte e altre sono in procinto di essere realizzate. Con il nuovo
anno avremo scadenza importanti a partire dalla elezione del nuovo
Capo dello Stato e mentre va espresso un profondo grazie a Giorgio
Napolitano, l'augurio è che non si ripeta la triste vicenda di cui è
stata protagonista la nostra classe politica lo scorso anno. Sarebbe
un buon inizio per il 2015 c'è da sperare che segni l'avvio di una
ripresa economica, un quadro occupazionale positivo e di conseguenza
una ripresa di fiducia dei cittadini nelle potenzialità del nostro
Paese.
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