Corriere della Sera 28/12/14
Rita Querzè
Inutile cercare di individuarlo
tra le facce della Leopolda. Maurizio Del Conte non c’era. Nulla ha
a che fare con il cerchio magico renziano. Nonostante ciò, a ottobre
ha ricevuto una telefonata. Proposta: diventare consulente giuridico
di Palazzo Chigi e occuparsi della stesura del Jobs act. «C’era da
aspettarselo, tutti scontenti, a destra e a sinistra», allarga le
braccia Del Conte, 49 anni, professore di diritto del lavoro in
Bocconi. «Ma il vero problema è che troppi stanno guardando a
queste nuove norme con occhiali sbagliati». E quali sarebbero quelli
giusti? «Il fatto che nella maggioranza dei casi la reintegrazione
venga sostituita da un indennizzo è comprensibile solo se
consideriamo il rapporto di lavoro come un patto basato sulla
fiducia. Non si può imporre dall’alto la convivenza tra un datore
di lavoro e un dipendente. Se il rapporto di fiducia viene a cessare,
allora il risarcimento può essere una soluzione più ragionevole di
una ricostruzione forzosa del rapporto». Lo stesso Del Conte è
consapevole del fatto che il doppio binario delle tutele — forti
per chi è già assunto, allentate per chi entrerà d’ora in poi —
non potrà reggere a lungo. «L’efficacia delle tutele crescenti si
misurerà dalla capacità di creare più posti a tempo indeterminato
e ridurre le forme di contratto atipico. Se questo accadrà, allora
il doppio regime delle tutele reggerà per poco. Cinque anni o anche
meno». Il giuslavorista si volge a destra, a sinistra e al centro
per difendere l’impianto della legge. Il licenziamento per scarso
rendimento caro a Ncd? «L’idea è del tutto arbitraria, questo sì
avrebbe lasciato mani totalmente libere al datore di lavoro e al
giudice». Il sistema dell’ opting out ? «Avrebbe contraddetto la
delega che il governo ha ricevuto dal Parlamento dove si dice che
devono esistere fattispecie di licenziamento disciplinare che
prevedano la reintegrazione». Il doppio binario di tutele anche per
quanto riguarda i licenziamenti collettivi? «Una scelta necessaria
alla coerenza dell’impianto della legge. Visto che il licenziamento
individuale di tipo economico viene ad avere un doppio binario di
tutele, è logico che la stessa dicotomia si rispecchi nel
licenziamento collettivo». Anche il sindacato promette battaglia.
«Il sindacato rischia la marginalizzazione, questa legge in realtà
gli offre un’opportunità. Se i lavoratori torneranno ad avere
contratti a tempo indeterminato il lavoro della rappresentanza
diventerà più facile».
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