Corriere della Sera 07/12/14
M.Antonietta Calabrò
Due conti sequestrati per 16,8
milioni di euro presso lo Ior, che per decenni l’ex presidente
Angelo Caloia e l’ex direttore generale Lelio Scaletti hanno
amministrato, dopo l’estromissione del vescovo Paul Marcinkus
seguita al crac del Banco Ambrosiano.
Milioni che secondo il
promotore di giustizia vaticano, Gian Piero Milano, potrebbero essere
frutto di peculato dei due che nell’arco di sette anni (2001-2008)
e sotto due Papi hanno venduto praticamente tutto il patrimonio
immobiliare dell’Istituto per le opere di religione (allo Ior
rimane in pratica un solo grande immobile in via della
Conciliazione). Per la precisione, 29 immobili tra Roma (la gran
parte ) e Milano. Una compravendita del valore di centinaia di
milioni di euro. L’ipotesi accusatoria si basa sulle indagini della
società di revisione Promontory, sull’ispezione interna condotta
all’inizio del 2014 dall’Autorità per l’informazione
finanziaria vaticana (Aif) e su una denuncia all’autorità
giudiziaria vaticana dei vertici attuali dello Ior: Caloia e Scaletti
avrebbero, in concorso con l’avvocato Gabriele Liuzzo, lucrato una
cifra che sfiora i 60 milioni di euro. Promontory (chiamata in
Vaticano dall’ex presidente von Freyberg) ha portato alla luce
anche tutti i meccanismi attraverso i quali le compravendite sono
avvenute e che avrebbero permesso l’illecito arricchimento.
Si
tratta di un complesso giro di società paravento, di scatole cinesi,
e soprattutto offshore , cioè di società domiciliate in paradisi
fiscali, come le isole Bahamas, con un’imponente movimentazione di
denaro contante.
Così è stato possibile che un indagato
attualmente abiti a Roma sul colle Aventino in un appartamento che lo
Ior ha venduto a una società offshore , società le cui quote sono
però controllate dal medesimo indagato, che paga l’affitto a se
stesso per abitare nell’appartamento che di fatto ora è suo. Al
tempo stesso però quell’«affitto» finisce sistematicamente
all’estero, al riparo dal fisco italiano.
Il Vaticano chiederà
assistenza giudiziaria all’Italia, ma la stessa magistratura
italiana potrebbe ora aprire sue indagini per la possibilità che le
società «acquirenti» abbiano costituito un vero e proprio sistema
per il riciclaggio che faceva perno sullo Ior e al tempo stesso era
ad esso parallelo.
Gli acquirenti degli immobili sono tutti
cittadini italiani.
Il «regno» di Caloia al Torrione Pio V è
durato esattamente vent’anni, dal 1989 al 2009, quando per
decisione dell’allora segretario di Stato vaticano, Tarcisio
Bertone, venne sostituito da Ettore Gotti Tedeschi. Ci si può
chiedere come mai Caloia, Scaletti e Liuzzo abbiano mantenuto fino a
oggi quasi 17 milioni di euro presso la banca vaticana.
Una
risposta a questa domanda va forse trovata nel fatto che il
meccanismo messo in piedi si era bloccato poiché nel settembre del
2010, le segnalazioni dell’Uif della Banca d’Italia e le indagini
della Procura di Roma portarono al blocco di tutti i conti dello Ior
presso le banche italiane e alla creazione del primo nucleo delle
nuove strutture antiriciclaggio vaticane.
«Siamo molto lieti
che le autorità vaticane stiano agendo con risolutezza» ha
commentato l’attuale presidente dello Ior Jean-Baptiste de
Franssu.
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