CARMELO LOPAPA
Corriere della sera 18 dicembre 2014
Il “plenipotenziario” per le
riforme lascia a fine anno la guida dell’organizzazione Partito nel
caos anche sul tesseramento: gli iscritti crollano da 400 a 60 mila
La crisi di Forza Italia passa anche
attraverso il tonfo dei tesseramenti. Sondaggi al palo, quattro
milioni di deficit, licenziamento collettivo di 55 dipendenti, la
fronda interna e ora anche l’imminente addio di Denis Verdini. È
un periodaccio, per Silvio Berlusconi, alla vigilia di partite
decisive su riforme e Quirinale.
L’ultima grana: la registrazione dei
nuovi tesserati 2014, che si sarebbe dovuta concludere il 15
dicembre. Si è risolta in un flop. A quella data non risultano
iscritti al partito neanche 60 mila simpatizzanti (i più
catastrofisti parlano di 50 mila). Nelle già esigue casse è finito
uno scarso milione di euro.
È la ragione per cui lo stesso leader,
con una lettera aperta, ha fatto slittare la scadenza al 31 gennaio
2015. Impresentabile, quel dato, tanto più a fronte dei numeri dei
dem. Nella lettera aperta Berlusconi minimizza, parla di «breve
rinvio dovuto a diverse considerazioni politiche e organizzative»,
ai «numerosi impegni di queste settimane che hanno assorbito il
tempo di molti deputati e senatori». Il pallottoliere tuttavia è
impietoso. A fine settembre, a Roma risultavano tesserati in 2 mila
appena, 181 a Frisinone, 61 a Latina, 21 a Rieti e nelle ultime
settimane la situazione sembra sia migliorata di poco. A Palermo in
questi giorni si toccava a stento quota mille, 2.500 a Torino, in
tutta la Puglia non più di 5 mila, va meglio nelle roccaforti del
Veneto (8 mila) e Lombardia (10mila), il resto sono briciole. La
quota ordinaria è 30 euro, scontata a 25 euro per i seniores e 15
euro per i giovani. «I dati ufficiali li riceveremo a febbraio, non
vedo dove sia l’allarme, vedrete che si supererà quota 100mila»
sostiene il responsabile tesseramento Gregorio Fontana. «E poi,
abbiamo quasi triplicato i costi, per rendere l’iscrizione una cosa
seria, non mi sembra che nel Pd del 40 per cento vada meglio».
L’ultimo tesseramento forzista risale al 2007 e l’allora
coordinatore Sandro Bondi annunciava il record di 400mila iscritti.
«Ma convincere la gente a iscriversi a un partito oggi è dura —
spiega Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda — tra Expo, Mose
e scandali è maturato un rifiuto insormontabile verso la politica».
Ma assieme al rinvio dei tesseramenti, a tenere banco tra i forzisti
è la voce dell’imminente addio di Denis Verdini, lascerebbe a fine
anno la carica di responsabile organizzativo. «Se questa volta lo fa
per davvero, è solo per evitare imbarazzi al partito, per questioni
personali e giudiziarie » racconta chi lo conosce bene e lo
frequenta. Lui, Denis il tessitore delle riforme, alle prese con chi
come Brunetta bombarda ogni giorno il Patto del Nazareno e con i
dubbi dello stesso Berlusconi. E poi il ruolo sempre più ingombrante
della tesoriera-ombra del capo, Mariarosaria Rossi. Tant’è,
stavolta il leader sarebbe intenzionato ad accettare le dimissioni
più volte minacciate. L’ex Cavaliere ieri sera ha riunito per gli
auguri i 60 senatori a cena (assai frugale, primo e dolce, nemmeno un
secondo), stasera toccherà ai 70 deputati. Uno strappo alla spending
review dettato dall’esigenza di tenere unito a tutti i costi il
partito dopo gli scossoni di Fitto. Ha raccontato loro dei servizi
sociali, dei «colpi di stato» subiti, per concludere: «Se vogliamo
contare, non dobbiamo farci vedere smembrati e divisi». E infine la
promessa: «È vicino il tempo in cui saremo chiamati nuovamente alle
nostre responsabilità verso il Paese".
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