Corriere della Sera 23/12/14
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Uno scossone in parte imprevisto.
L’addio dei tre parlamentari (Ivana Simeoni, Giuseppe Vacciano e
Cristian Iannuzzi) — sebbene nell’aria da settimane — giunge a
ridosso di un mese importante per i Cinque Stelle, dopo giorni
intensi di conflitto in Aula sulla legge di Stabilità (con lo stesso
Vacciano protagonista): un periodo chiave in cui si cercano di
sedimentare nuovi equilibri e rilanciare gli obiettivi. Ecco perché,
quasi alla vigilia di Natale, la mossa dei dimissionari ha da un lato
spiazzato i fedelissimi e dall’altro creato una crepa che potrebbe
portare a nuove fuoriuscite nel breve termine. I mal di pancia
riguardano al Senato altre tre-quattro persone e alla Camera una
quindicina di deputati circa: in realtà a meditare su un eventuale
addio sarebbero altri dieci-dodici parlamentari, che al momento
restano in attesa dei prossimi eventi.
«Avanti senza problemi»,
sostengono fonti vicine ai leader. E c’è anche chi pensa che la
frattura con qualcuno dei tre si possa addirittura ricomporre. Anche
Roberto Fico allontana voci di crisi. «Noi siamo molto forti: chi è
in difficoltà casomai è Matteo Renzi e lo si vede dai continui
passaggi televisivi che fa», spiega al Corriere . E analizza il
percorso che ha portato alla creazione del gruppo dei cinque vice, di
cui lui fa parte. «Il nostro è un movimento democratico. Ogni tanto
si devono fare scelte per andare avanti, come quella che voi
giornalisti chiamate direttorio — dice —. Il nostro è, come dico
io, un gruppo di fluidificanti per aiutare il M5S». Poi puntualizza:
«Ci stiamo un po’ riorganizzando su vari aspetti, voglio chiarire,
che sono non decisionali ma di funzioni e tecnici. Se qualcuno non si
ritrova in questa scelta, lo posso capire, ma poi prenda le sue
decisioni». Sui tre dimissionari Fico è chiaro: «Nel caso lascino
il Parlamento, il mio rispetto nei loro confronti sarebbe diverso.
Anche se tra loro tre ci sono situazioni totalmente differenti».
Il
grande scoglio all’orizzonte per il Movimento, il banco di prova
che potrebbe far saltare tutti gli equilibri, sarà quasi certamente
il voto per il Quirinale.
Sottotraccia, indiscrezioni di palazzo
raccontano di contatti con il Pd: un tentativo per tastare il polso
alle rispettive volontà di dialogo. Gli ortodossi ribadiscono, però,
di non gradire alcun nome che abbia un passato politico legato a
qualche partito. Ma una votazione interna su alcune personalità
potrebbe portare anche a risultati inaspettati. In caso di frattura
nel Movimento, la galassia Cinque Stelle — tra ex e malpancisti —
potrebbe con una quarantina di voti avere un ruolo importante. Ma non
è detto che fedelissimi e ala critica dei pentastellati alla fine
non trovino un punto di sintesi.
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