PAOLO GRISERI
La Repubblica 27 dicembre 2014
Il colloquio. Il governo ha nominato il
docente della Bocconi alla presidenza dell’Istituto nazionale di
previdenza “Ho accettato una delle sfide più delicate per il
Paese”
Non si aspettava la nomina: «E’
arrivata all’improvviso. Al punto che sto ancora cercando di
fissare un codice di comportamento nella mia nuova veste. E’ certo
che fino a quando ricoprirò l’incarico non potrò continuare la
mia attività di editorialista». Tito Boeri, professore alla
Bocconi, Centennial professor alla Lse di Londra, direttore della
fondazione Rodolfo Debenedetti e collaboratore di Repubblica, sarà
il nuovo presidente dell’Inps. Lo ha deciso il Consiglio dei
ministri della vigilia di Natale. Boeri sostituirà Antonio
Mastrapasqua, coinvolto nello scandalo delle fatture gonfiate nella
sanità del Lazio e dimessosi dalla guida dell’Inps il 1 febbraio
scorso. Negli ultimi mesi l’istituto, il più grande ente
previdenziale europeo, è stato retto dal commissario Tiziano Treu.
«Non è opportuno parlare di programmi
prima di essersi confrontati con chi disegna il quadro normativo»,
premette Boeri. Ma è chiaro che la sua missione non è semplice: «Il
nostro Paese è segnato da importanti cambiamenti demografici » e
dunque quello delle pensioni è un terreno minato. «Lo verifico
anche in queste ore», si limita a dire. Riceve mail di
incoraggiamento che danno però il senso della grande attesa e anche
del rischio di compiere passi falsi. Gli «importanti cambiamenti
demografici» di cui parla Boeri sono quelli che finiscono per
imporre una specie di patto tra generazioni sulle pensioni. Insomma,
è necessario trovare qualcuno in grado di sbrecciare il muro che
divide oggi giovani e anziani.
Insieme a Fabrizio e Stefano Patriarca,
Boeri ne aveva parlato un anno fa in un articolo pubblicato su «La
Voce.info», il sito economico di cui è stato fin dall’inizio
l’ispiratore. La proposta si basava su un principio apparentemente
semplice: tassare, con un sistema di aliquote progressive, quella
parte dell’assegno previdenziale che arriva agli attuali pensionati
non in virtù dei versamenti effettuati durante la loro vita
lavorativa, ma grazie al vecchio (e ormai superato) sistema
retributivo. Molti di coloro che oggi percepiscono l’assegno
incassano infatti più di quel che hanno versato perché un tempo la
pensione era calcolata utilizzando come base gli ultimi stipendi e
non l’intera vita lavorativa. Tassando la differenza tra
contributivo e retributivo per le pensioni superiori ai 2.000 euro
lordi al mese, scriveva un anno fa Boeri, si incasserebbero 4,2
miliardi di euro.
Il Boeri oggi diventato presidente
dell’Inps, proverà ad applicare quella ricetta? «Credo in quel
che ho scritto», si limita a rispondere. Tutti capiscono che tanta
prudenza si spiega con i precedenti in una materia estremamente
delicata. La professoressa Elsa Fornero è universalmente
riconosciuta come una profonda conoscitrice del sistema previdenziale
ma le critiche che si è attirata come ministro del lavoro dimostrano
che non sempre è facile far combaciare teoria e scelte politiche.
Che cosa spinge uno studioso a entrare nella stanza dei bottoni?
«Continuo a pensare che la mia principale attività sia quella
accademica. Ho accettato questo incarico perché penso che non sia
sempre giusto rimanere alla finestra a indicare ricette. So che il
compito è molto delicato ma so anche che la scommessa su un
equilibrato sistema previdenziale è una delle più delicate per il
futuro dell’Italia».
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