Obama annuncia la riapertura dell'ambasciata all'Avana e un
alleggerimento delle sanzioni. Liberato oggi Alan Gross, cittadino
americano arrestato cinque anni fa e oggi tornato a casa. Il ruolo di
papa Francesco
Finisce un’epoca, tanto che Barack Obama parla di
«nuovo capitolo nelle relazioni tra le Americhe». Dopo 50 anni di
ostilità, è arrivato il momento del disgelo tra Stati Uniti e Cuba. E il
primo segnale è la liberazione di Alan Gross, cittadino americano
arrestato cinque anni fa e oggi tornato negli Stati Uniti.
Il ruolo del Vaticano è stato essenziale. Il rilascio del prigioniero
è stato frutto di trattative segrete durate 18 mesi, ospitate in gran
parte dal Canada e incoraggiate dal Pontefice, tanto che il presidente
americano ha ringraziato papa Francesco «per i suoi sforzi perché il
mondo appaia come deve essere». E il Santo Padre ha voluto esprimere
vivo compiacimento per la storica decisione dei due governi al fine di
superare, nell’interesse dei rispettivi cittadini, le difficoltà che
hanno segnato la loro storia.
A parlare è padre Federico Lombardi, confermando che «nel corso degli
ultimi mesi, il Santo Padre Francesco ha scritto al presidente della
repubblica di Cuba, e al presidente degli Stati Uniti, per invitarli a
risolvere questioni umanitarie d’interesse comune, tra le quali la
situazione di alcuni detenuti, al fine di avviare una nuova fase nei
rapporti tra le due parti». Da qui la decisione di muoversi per favorire
«un dialogo costruttivo su temi delicati, dal quale sono scaturite
soluzioni soddisfacenti per entrambe le Parti».
Riaprirà dunque l’ambasciata Usa all’Avana e ci sarà un
alleggerimento delle sanzioni americane nei confronti dell’Avana. Ma
questo resta il nodo irrisolto, come ha ammesso Castro: il problema è
«il blocco economico che provoca tantissimi danni al nostro paese e che
deve necessariamente cessare».
Le relazioni diplomatiche tra Washington e L’Avana furono interrotte
durante la Guerra Fredda. Fu l’allora presidente John F. Kennedy, ad
adottare il 3 febbraio 1962 l’embargo contro l’isola caraibica. Allora
il segno della sua imminente entrata in vigore fu una specifica
richiesta fatta dal 35esimo inquilino della Casa Bianca al suo
portavoce: comprare tutti i sigari a marchio H. Upmannche che poteva
trovare a Cuba. Ne furono acquistati 1.200. Le restrizioni commerciali
tra le due nazioni erano già in vigore con il suo predecessore, Dwight
D. Eisenhower, ma fu appunto JFK a fare un passo avanti
citando «l’’offensiva sovversiva del comunismo sino-sovietico con cui
il governo di Cuba è allineato pubblicamente».
La misura divenne effettiva entro i quattro giorni successivi, quasi
un anno dopo dal celebre sbarco nella Baia dei Porci, la fallita
operazione militare statunitense appoggiata dalla Cia per rovesciare il
governo di Fidel Castro, e otto mesi prima i tentativi sovietici di
mettere missili nucleari sull’isola.
L’isolamento di Cuba «ha avuto pochi effetti», ha ammesso il
presidente americano facendo notare che «i Castro e il partito
comunista» sono ancora al potere. L’annuncio della ripresa delle
relazioni è stato dato in contemporanea dai due presidenti, alle 18 ora
italiana.
Il presidente Castro ha riferito di aver avuto ieri una conversazione
telefonica con Obama e ha confermato che tre cittadini cubani sono
stati liberati dagli Stati Uniti nell’ambito di uno scambio di
prigionieri e che sono tornati a casa.
Gerardo Hernández, Ramón Labanino e Antonio Guerrero, condannati in
Usa nel 2001 per l’accusa di spionaggio, sono rientrati a Cuba, dove
sono considerati degli “eroi per aver combattuto i gruppi anti-comunisti
di esiliati cubani” negli Stati Uniti.
Da parte sua Obama ha già incaricato Kerry di iniziare i negoziati
per riavviare il dialogo diplomatico. Obama ha parlato anche di misure
per «aumentare i viaggi e la diffusione di informazioni» tra Usa e Cuba,
così come la «possibilità di inviare denaro». «Il commercio non deve
essere svantaggiato perché è positivo per entrambi».
Il commercio, la libera informazione, ma Obama non si fa illusioni. Sa che la situazione cubana non cambierà da un giorno all’altro: «So che ci saranno ancora barriere alla libertà verso coloro che vogliono far sentire la propria voce, ma gli Usa continueranno a sostenere la società civile» e si impegneranno a «difendere i nostri valori».
Il commercio, la libera informazione, ma Obama non si fa illusioni. Sa che la situazione cubana non cambierà da un giorno all’altro: «So che ci saranno ancora barriere alla libertà verso coloro che vogliono far sentire la propria voce, ma gli Usa continueranno a sostenere la società civile» e si impegneranno a «difendere i nostri valori».
«Siamo riusciti a fare progressi verso la soluzione di numerose
questioni di interesse per entrambe le nostre nazioni – ha rilevato a
sua volta Castro – I progressi compiuti negli scambi che abbiamo avuto
mostrano che è possibile trovare una soluzione a molti problemi.
Dobbiamo imparare a vivere insieme in modo civile, nonostante le nostre
differenze».
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