Parla Bentivogli
(Fim-Cisl)
15 - 12 - 2014 Michele
Arnese
Lo sciopero generale, i
rapporti con Cgil e Uil, le aspettative del governo Renzi, il
landinismo politico e mediatico. Ecco alcuni dei temi affrontati in
una conversazione con Formiche.net dal segretario generale della
Fim-Cisl, Marco Bentivogli, 44 anni, nato a Conegliano Veneto, nel
sindacato dei metalmeccanici della Cisl da venti anni.
Bentivogli, perché non
avete proclamato anche voi della Cisl lo sciopero generale?
Condividete dunque il Jobs Act e la Legge di Stabilita’?
La proclamazione dello
sciopero da parte della Cgil è legittima e rispettabile ma è un
suicidio strategico a cui non abbiamo volute prendere parte.
Inizialmente mi è sembrata una risposta rituale con un elenco di
obiettivi talmente lungo da andare oltre l’attualità politica e
pur di rafforzare l’appeal, sfociare nella cronaca, per cui: non
solo il Jobs Act e la legge di Stabilità ma anche il dissesto
idrogeologico, la corruzione, etc. Poi vedendo i dati degli scioperi
nel 2014 rispetto agli anni precedenti: la Cgil ha scioperato più
contro Renzi che contro Monti e Berlusconi; qualcosa non mi torna o
forse sì.
Non capisco, che cosa
vuole dire?
C’è ancora troppa
aristocrazia della sinistra radical-chic che egemonizza la Cgil e che
sta stretta in qualsiasi ruolo di governo e di assunzioni
responsabilità. Oggi, quel mondo utilizza una parte del sindacato
per riportare la sinistra rigorosamente minoritaria all’opposizione,
condizione che la cronaca, non solo recente, ha smentito equivalere
con la purezza etica e la coerenza politica.
Insomma siete allergici
agli scioperi generali? Eppure in passato anche voi della Cisl…
Io nelle vertenze con
obiettivi sindacali, chiari e precisi, sciopero e mi mobilito per
conquistare il negoziato o avanzare nelle condizioni negoziali, ma
non accetterò mai che ancora nel 2014 si prendano in ostaggio i
lavoratori per obiettivi politici.
Come mai la Uil ha deciso
di seguire le posizioni della Cgil e non le vostre? Vi sentite ora
più isolati come componente non antagonistica del sindacato?
Per me l’unità
sindacale non è un tabù. Si è più forti uniti se tutti si fa solo
sindacato, se tra di noi c’è chi segue obiettivi politici, che
vada da solo. Per i gruppi dirigenti sindacali i percorsi unitari
sono i meno impegnativi.
Si spieghi meglio.
Io credo che chi nasconde
dietro l’antagonismo la sopravvivenza del ceto sindacale si debba
preoccupare. La Cgil era in grande difficoltà dopo la proclamazione
dello sciopero, sinceramente non capisco le motivazioni sindacali
dell’adesione della Uil. Non credo che si possano smentire 13 anni
di una linea coraggiosa da parte della Uil aderendo (cambiando solo
la data) al percorso precostituito e sconfittista della Cgil proprio
mentre i provvedimenti miglioravano in parlamento e casualmente dopo
la chiusura del Governo sui contratti del pubblico impiego.
Altrimenti bisogna dire chiaramente, non so se serenamente, di aver
sbagliato tutto negli anni precedenti.
Comunque Cgil e Uil
dicono che lo sciopero è stato un successo, anche di partecipazione.
Per rispetto dei
lavoratori che hanno scioperato non abbiamo voluto innescare una
guerra di cifre, e capisco le necessità della propaganda, ritengo
tuttavia, che il tasso di adesione allo sciopero dovrebbe far
riflettere veramente gli organizzatori. Ancora si crede che “di
sconfitta in sconfitta si arriverà alla vittoria finale” ma così
facendo la credibilità di tutto il sindacato è ai minimi. Spero
che da gennaio si riparli di unità d’azione, su iniziative chiare,
precise e su obiettivi veri e raggiungibili.
Il 12 dicembre è
passato. Renzi ne esce intaccato o rafforzato?
Credo che Renzi si
rafforzerà con scioperi politici e confusi, daranno quella
credibilità europea ai suoi provvedimenti che invece è tutta da
dimostrare. E invece se sui decreti attuativi del Jobs Act non aprirà
il confronto, partorirà provvedimenti inutili e dannosi come la
Fornero. Su 100 lavoratori avviati al lavoro, 85 non hanno nessun
articolo dello Statuto, non solo il 18. Disboscare le 40 forme di
ingresso al lavoro, puntare su contratti a tempo indeterminato e io
aggiungo sull’apprendistato può diventare una svolta, ma non serve
a creare mezzo posto di lavoro. Sulla Legge di Stabilità, il Tfr in
busta paga, misura di cui vanta la primogeniture il mio collega della
Fiom, è una vera porcheria contro i giovani. Il Tfr va messo nelle
pensioni integrative dei giovani, il vero dramma del futuro.
In che modo voi della Fim
cercate di contrastare il dinamismo non solo sindacale ma ormai di
fatto anche politico di Maurizio Landini?
Il dinamismo del
segretario della Fiom corrisponde ad una deriva gastro-mediatica che
lo allontana dai luoghi di lavoro.
Gastro-mediatica? Cioè?
I risultati ai
lavoratori, difensivi o espansivi a seconda dei contesti, li si
portano con la contrattazione, facendo accordi. Auguro a Landini, che
entro la sua scadenza di mandato (prossimi 3 anni) di firmare un
Contratto Nazionale. Se per un attimo si libererà del personaggio
Tv, in cui è ormai imprigionato, si renderà conto di questo
bilancio disastroso. Fino ad oggi anche gli iscritti alla Fiom
beneficiano dei Contratti firmati da noi. I risultati su tesseramento
(non vedo l’ora che vi sia la certificazione), rinnovi rsu,
contrattazione, parlano chiaro, i lavoratori vogliono un sindacato
che faccia solo il sindacato. Con un Parlamento pieno di avvocati e
professionisti, può essere un valore se un sindacalista va in
politica. Quello che è inaccettabile è fare politica, da
sindacalista utilizzando i lavoratori.
Ma voi della Fim cosa
fate davvero per distanziarvi dalla deriva mediatico-politica della
Fiom?
Come Fim, abbiamo
lanciato un grande cantiere di rinnovamento, anche generazionale. Il
sindacato post-concertazione va rifondato su basi nuove. Ha vissuto
troppo di una proroga, brutta copia di un modello organizzativo che
funzionava negli anni’70.
Sta facendo un po’ di
autocritica?
Abbiamo troppi buchi
nella nostra rappresentanza, i nuovi lavoratori e i nuovi lavori sono
fuori dal nostro monitor. Nel 2015 costruiremo, come avviene in
Europa e nel mondo, un’unica Federazione dell’industria,
accorpando la Fim e la Femca, abbiamo già dimezzato le province. Ci
rafforzeremo con forme organizzative e proposte più inclusive.
Manderemo in soffitta riti, liturgie e sindacalese. E con esse
il “sindacato dei diritti acquisiti” che se son per pochi a danno
degli altri si deve avere l’onestà di chiamare privilegi, dalle
tutele, ai contratti, alle pensioni.
Temete più le incursioni
mediatiche di Landini o le offensive anti triplice di Matteo Renzi?
L’iper-esposizione
mediatica del segretario Fiom lo porta ad una visibilità doppia
rispetto a Cgil-Cisl-Uil messe insieme. Le redazioni tv ci dicono che
lo invitano come “politico”. Cambiano governi ma è una costante,
nel presepe mediatico, Tv pubbliche e private, il segretario Fiom è
una costante dei palinsesti. Così scomodo al potere evidentemente
non è. Mi preoccupa che ci sia un mondo dell’informazione che
crede che il nostro paese sia racchiuso tra Salvini e Landini.
Magari Salvini e Landini
sono più efficaci di voi in tv…
Gli assist mediatici alla
Polverini l’hanno aiutata ad andare in politica ma non le hanno
fatto fare un iscritto in più in Ugl, lo stesso vale per Landini,
l’audience fa fare molti selfie ma pochi iscritti. I media creano
personaggi da far girare negli studi e a cui fare ovunque le
stesse domande, per fingere le stesse polemiche. Pensate che i
lavoratori non lo abbiano capito? Renzi deve recuperare molto nella
maturazione della virtù del discernimento. Dare una scossa al paese
va bene, la spavalderia dei giudizi sommari e l’autosufficienza lo
farà sbattere se non vira.
Traduco: aridatece la
concertazione…
Io non sono nostalgico
delle liturgie della concertazione. Sinceramente, pensavo che il
Premier, dopo la prima fase degli incontri privati con Landini e la
Cantone, comprendesse che col sindacato bisognava iniziare fare sul
serio: ascoltare tutti, davvero, e poi decidere. Invece non ha
saputo fare il salto di qualità. Va bene anche la sfida per il
rinnovamento del sindacato, ma alcuni atteggiamenti sono utili
all’obiettivo contrario: a compattare il ventre vecchio e molle del
sindacato, altro che rinnovamento. Ma alla fine, conta quello
che mette in campo ciascuno di noi, e io, di sicuro, non lascio a
Renzi la sfida per la modernizzazione del Paese.
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