mercoledì 18 giugno 2014

Pd, il vizio assurdo della sinistra riformista

Arnaldo Sciarelli
 

Ma la dissidenza interna ha capito che quanto è successo a Livorno, Perugia, Potenza e Padova può accadere ovunque, anche a Venezia, se rompiamo le righe dell’unità necessaria per il rinnovamento? 
 
Certo che anche la sinistra riformista – questo dovremmo essere – ha comportamenti «da vizio assurdo».
Abbiamo sopportato la lentezza del Pci ad evolversi verso la socialdemocrazia e solo dopo la caduta del Muro di Berlino, l’inutilità occhettiana, i danni bertinottiani, l’inconcludenza dei Ferrero e dei Diliberto, l’accettazione del dipietrismo deteriore che hanno spianato la strada ai governi berlusconiani.
E poi le cadute dei governi Prodi originate anch’esse dalla cultura rifondarola oltre alle solite diatribe interne, la sconfitta assurda del 2001, le isterie e le vendette romane del 2008, i fallimenti napoletani del 2011 e nel contempo rincorse liberiste demenziali. Ed oggi che c’è finalmente un Pd al 40,8 per cento, pur su voti validi in calo, iscritto al Pse, primo partito progressista d’Europa, si riesce a commettere errori tattici e strategici.
Fra dichiarazioni sintomatiche di inesperienza politica di giovani ed anziani, dispersioni di energia, lotte interne insensate. Il festival dell’incoscienza politica mentre andiamo a presiedere l’Ue, il capo dello stato insiste sull’ accelerazione delle riforme in Italia ed in Europa e Renzi cerca di arginare gli inesperti e le conservazioni interne. Quelle che scambiano il pragmatismo e l’obbligo di far necessità virtù, in questo momento chiave del paese, con un «mascheramento da destra».
Ma hanno capito che quanto è successo a Livorno, Perugia, Potenza e Padova può accadere ovunque, anche a Venezia, se rompiamo le righe dell’unità necessaria per il rinnovamento? Rinnovamento che significa mettere insieme professionalità, esperienza, competenza ed immagine che consentano colori forti nel grigiore paludoso che ci circonda. E quando il narratore Vendola chiede di sostituire il Ncd con Sel e gli ex grillini pone un problema di analisi attuariale sul rischio di ingovernabilità successiva in funzione delle radici antagonistiche, già palesate in maniera drammatica, degli eventuali nuovi compagni di viaggio compreso se stesso.
Può darsi che Renzi riesca nel miracolo, confermando la tesi che le regole del gioco si cambiano insieme, di trascinare verso la ragionevolezza anche il duo Maalox. Ma è necessaria una grande prudenza perché non possiamo consentirci alcuna instabilità visto il ruolo del Pd anche in Europa, dove chiederemo crescita e sviluppo all’interno di regole da condividere senza sbavature.
Ecco perché se la cosiddetta dissidenza interna non comprende che in un partito, e quindi in democrazia, si decide a maggioranza e poi si rispetta la decisione ci troveremo di fronte ad una situazione stupefacente. E se la stessa dissidenza interna non ha capito che Renzi ha iscritto il Pd al Pse, intuendo la possibilità di diventare il primo partito progressista d’Europa all’interno di una grande famiglia socialista, parla chiaramente di sinistra dando importanza all’Unità ed alle sue storiche manifestazioni, allargando il concetto gramsciano di unità a quello del cristianesimo sociale e della liberaldemocrazia di origine azionista, coerente con il campo democratico di Bettini, ci troveremo di fronte ad una situazione più che stupefacente.
Spero che Renzi si occupi anche di Europa, c’è pochissimo tempo, che è stato sempre un riferimento culturale autenticamente riformista (volli fortemente in cda l’indicazione esplicita del Pd nella testata – da gestire quotidianamente online e, ovviamente a mio avviso, come rivista politico culturale settimanale accanto all’Unità). Un vero e proprio osservatorio socio economico sulle sinergie europee che consentano l’accelerazione dello sviluppo delle nostre imprese e quindi dei nostri territori con particolare riguardo al Mezzogiorno. Ma per fare tutto ciò è necessario vivificare i contenuti dei nostri prodotti editoriali per catturare almeno l’attenzione degli iscritti e dei circoli che dovrebbero, come un tempo, essere interessati all’analisi politica quotidiana fatta dai propri giornali.
Certo la vicenda è complicata, il cartaceo è in crisi, la crisi economica può incidere anche per 365 euro all’anno (il costo annuale di un quotidiano al di là di possibili abbonamenti), ma i numeri dell’Unità sono almeno triplicabili così come quelli dei contatti web di Europa.
Si tratta anche qui di realizzare una task force che si occupi con determinazione e passione di un progetto editoriale globale, di partito, che emozioni i militanti e quindi gli iscritti ed i circoli. Diventando un punto di incontro, di dialogo e di discussione della nostra quotidianità. Speriamo di riuscire a riscoprire l’orgoglio dell’appartenenza anche attraverso l’acquisto di un giornale che umanizza ed amplia i contenuti della Rete.

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