lunedì 16 giugno 2014

Come corre il tempo...


Riccardo Imberti
Nel viaggio di ritorno dall'Assemblea Nazionale del PD, ho provato a riflettere sui rischi che corre il partito, legati in particolare alla possibilità che al suo interno possano prevalere logiche e dinamiche tese allo sfascio. Ho pensato alla scelta dei 13 senatori di autosospendersi, alle posizioni assunte dal vecchio gruppo dirigente del partito e da una piccola parte di nuovi entrati che, nonostante l’indiscusso successo decretato dalle elezioni amministrative ed europee, ancora fa molta fatica a riconoscersi nelle decise scelte del segretario del partito. 
L'Assemblea nazionale mi ha aiutato a capire il clima che vive il popolo del partito. Vi è, al suo interno, una larghissima maggioranza favorevole a Renzi, disposta a seguirlo nel suo impegno per cambiare il Paese; vi è poi una sparuta minoranza (numericamente ridotta dopo l'accordo su Orfini a Presidente del partito), che si astiene praticamente su ogni deliberazione. Lo si è potuto constatare in occasione delle votazioni dei due vicesegretari Guerini e Serracchiani, nella votazione sul Presidente ma anche nel plauso tributato a Tocci durante il suo intervento, fortemente critico sulla bozza della segreteria in tema di riforma costituzionale e di cui ha richiesto il ritiro.
Nel suo intervento introduttivo, Matteo Renzi ha confermato la grande capacità persuasiva e propositiva, doti particolarmente apprezzate nel nostro Paese in una fase tanto difficile e di estrema necessità e bisogno. 
Mentre scorrevano nella mia mente i diversi momenti della giornata e sentivo crescere le preoccupazioni, i dubbi riguardo la possibilità che l’intero partito si prendesse sulle spalle la responsabilità delle scelte di indirizzo politico-costituzionale da compiere, in poche ore, il quadro politico muta improvvisamente.
Si rincorrono voci su un possibile incontro, in settimana, tra Renzi e Berlusconi per un aggiornamento dell'agenda sulle riforme e, non senza qualche sorpresa, il Movimento 5 Stelle e, a seguire, la Lega Nord, dichiarano il loro interesse a un confronto con il partito democratico su alcune scelte in programma, a conferma del ruolo centrale che spetta al Presidente del Consiglio e al PD .
Naturalmente nei prossimi giorni si capirà se questo radicale mutamento sia strumentale o effettivo ovvero si tratti di strategie che mirano semplicemente ad allungare i tempi delle decisioni.
Resta tuttavia incontrovertibile che, tutto d’un tratto, anche il dissenso dei 13 senatori si ridimensiona e, nonostante sia di assoluta importanza cercare in ogni modo di trovare una ricomposizione interna, l’incidente potrebbe non rappresentare più un problema per gli obiettivi che Matteo Renzi si è posto.
Ciò che rimane sullo sfondo tuttavia mi sembra riguardi le regole di comportamento di coloro che sono chiamati a rappresentare il partito nelle diverse commissioni parlamentari, della possibilità di esercizio della libertà di coscienza (in particolare su alcuni temi sensibili), nonché la spinosa questione del vincolo di mandato per gli eletti nelle istituzioni.
Tante e diverse questioni che dovranno essere affrontate con la capacità di vivere dentro un partito plurale, espressione di tante sensibilità, di tante storie nell’assoluta consapevolezza che non è consentito a nessuno di camminare con lo sguardo rivolto al passato, magari per far prevalere uno spirito di rivalsa che rischia di vanificare una bella stagione democratica.




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