domenica 8 giugno 2014

Parole Sante

«Signori Presidenti - dice il Papa - il mondo è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. È nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano».

«Per fare la pace - aggiunge - ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo».

«La storia ci insegna - sottolinea Bergoglio - che le nostre sole forze non bastano. Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla. Per questo siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli». La spirale dell’odio e della violenza va spezzata «con una sola parola: “fratello”. Ma per dire questa parola dobbiamo alzare tutti lo sguardo al cielo, e riconoscerci figli di un unico Padre». «Apri i nostri occhi e i nostri cuori - è l'invocazione a Dio del Pontefice - e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”.  E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra!».

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