lunedì 28 agosto 2017

Vaccinazioni in Lombardia, come complicare la vita alle famiglie (e alle scuole)

Se c’è un modo per fare le cose in modo semplice, évitalo, e scegli la via più complicata. Sembra questo il motto adottato da Regione Lombardia nell’applicazione del decreto Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie.
Le nostre Ats (Asl nel resto d’Italia) conoscono perfettamente lo stato delle vaccinazioni di ogni bambino. Hanno tutte le informazioni. Eppure, al contrario di quanto accade in altre regioni, in Lombardia si è deciso di ignorare l’appello dei Comuni e di caricare sulle famiglie il compito di produrre autocertificazioni e certificazioni, e sulle scuole l’onere di raccogliere tutta questa documentazione.
Come si sarebbe potuto fare (e come la legge dice che si dovrà fare dal 2019, ma nulla impediva di anticipare questa scadenza) è presto detto.
E’ l’iter che il presidente dell’Anci Decaro ha proposto a nome di tutti i Comuni e che diverse Regioni, tra cui Piemonte Emilia e Toscana, hanno rapidamente adottato, sollevando le famiglie da qualsiasi onere.
Quattro rapidi step:

1) le scuole forniscono gli elenchi degli iscritti alle Asl;
2) le Asl verificano che quei bambini siano stati sottoposti a vaccinazioni;
3) le Asl contattano i familiari dei bambini che risultano non in regola per fissare un incontro di sensibilizzazione e informazione;
4) in caso di diniego dei genitori alle vaccinazioni mancanti, l’Asl comunica alle scuole i nomi dei bambini non in regola per le determinazioni del caso.

Difficile? No, troppo semplice. Così dev’essere sembrato alla Regione Lombardia, che ha invece scelto di complicare la vita a scuole e famiglie.
Vale la pena di ripercorrere l’iter prescritto dalla nostra Regione:

- Entro il 10 settembre i genitori devono consegnare agli asili nido e alle scuole d’infanzia (entro il 31 ottobre per le scuole dell’obbligo) un’autocertificazione sullo stato delle vaccinazioni dei propri figli. Il modulo per l’autocertificazione è scaricabile dai siti delle Ats o delle Asst di riferimento.
- Chi non è in regola deve presentare formale richiesta di vaccinazione a mezzo PEC o raccomandata con ricevuta di ritorno e consegnando e protocollando la richiesta presso le Asst del territorio.
- Chi è esonerato o è immune deve farsi rilasciare dal medico di base o dal pediatra la relativa attestazione e recapitarla come sopra;
- Chi non ha il libretto vaccinale o non ricorda a quali vaccinazioni sia stato sottoposto il proprio figlio potrà consultare il Fascicolo sanitario elettronico, “le cui modalità d’accesso - annuncia la Regione – saranno divulgate sui siti delle Ats”;
- Infine, ciò che stato autocertificato dovrà essere “attestato”, a riprova di quanto dichiarato: entro marzo 2018 le famiglie dovranno consegnare alle scuole i certificati vaccinali che saranno scaricabili (utilizzando la tessera sanitaria: sempre più complicato) a partire da gennaio 2018.

Moduli, raccomandate, code, protocolli, attestazioni: un mal di testa. Tutto questo per far sapere alla pubblica amministrazione (non una, due volte!) quello che la pubblica amministrazione sa già perfettamente.
Per non parlare dell’onere scaricato sul personale delle segreterie scolastiche, costretto a raccogliere autocertificazioni e certificazioni senza avere la qualificazione per poterle valutare.
Basterebbe far parlare tra di loro Asl e scuole. Si può fare, in molte altre regioni si fa. E invece no, nella Lombardia delle eccellenze la digitalizzazione della pubblica amministrazione sembra rimasta all’età della pietra.

Giorgio Gori

bella politica


Sicilia...eccessi di zelo

Quando si fa una scissione coloro da cui ci si scinde diventano inevitabilmente i peggiori nemici. E' inevitabile.
Tuttavia bisognerebbe evitare gli eccessi di zelo.
Che il casus belli dei bersaniani (che governano a Roma e al Comune di Palermo con Alfano) debba essere la Sicilia al solo scopo di indebolire il Pd di Renzi prima della Politiche è forse inevitabile. Tuttavia in tutto questo ci sono almeno due paradossi. Il primo è che 5 anni fa fu Bersani segretario del Pd a rompere a sinistra e a candidare Crocetta insieme all'Udc; il candidato della sinistra contro Crocetta doveva essere Fava che però sbagliò a trasferire in tempo la residenza, per cui la sinistra candidò un personaggio minore. Il secondo è che ad esplicitare in modo intransigente il non possumus sia il leader regionale dei bersaniani Capodicasa che diventò Presidente della Giunta dopo aver orchestrato un ribaltone insieme a Cuffaro che ne diventò uno degli assessori chiave.
"Et surtout pas trop de zèle", diceva un trasformista più abile, Talleyrand.
Stefano Ceccanti