venerdì 20 giugno 2014

Ecco la classifica della pace nel mondo

NEW YORK

Il Global Peace Index misura la pace in 162 paesi, elaborato dall’Institute for Economics and Peace: quelli più agitati sono Sud Sudan, Afghanistan e Siria. L’Italia è al 34esimo posto, stabile, mentre gli Stati Uniti del premio Nobel per la pace Barack Obama sono usciti dai primi cento: numero 101

Prima Islanda, ultima Siria. Non stiamo parlando del mondiale di calcio, ma di quello della pace. Secondo il Global Peace Index, infatti, l’isola che aveva fatto riflettere anche Leopardi è il luogo più tranquillo del mondo, mentre il paese mediorientale sconvolto dalla guerra civile ha scavalcato l’Afghanistan come il più pericoloso. 
Il Global Peace Index è un metodo per misurare la pace in 162 paesi, elaborato dall’Institute for Economics and Peace, una organizzazione non profit creata dall’imprenditore australiano Steve Killelea. L’indice si basa su 22 indicatori, che vanno dal numero dei conflitti esterni e interni combattuti, fino alla facilità di avere accesso alle armi. In base a questi elementi, l’institute non solo stabilisce la graduatoria mondiale della serenità dei paesi, ma anche il costo che la violenza impone a ciascuno di essi. 
I paesi più pacifici sono Islanda, Danimarca e Austria. Quelli più agitati sono Sud Sudan, Afghanistan e Siria, che quest’anno ha conquistato l’ultimo posto in classifica scavalcando proprio Kabul. L’Italia è al 34esimo posto, stabile, mentre gli Stati Uniti del premio Nobel per la pace Barack Obama sono usciti dai primi cento: numero 101, per la precisione. 
Il Global Peace Index ha lo scopo di far toccare con mano agli uomini la stupidità della violenza, cercando di definire il suo costo in precisi termini monetari. Questa valutazione è basata sull’effetto negativo che ha sulla società, e anche sul prezzo da pagare per contenerla. In totale, nell’ultimo anno la violenza è costata al mondo 9,46 trilioni di dollari. Le ripercussioni della crisi economica, gli sviluppi negativi seguiti alle primavere arabe, e la costante diffusione del terrorismo hanno contribuito a peggiorare in generale la situazione. Gli Stati Uniti hanno pagato 1,7 trilioni, cioé circa il 10% del loro pil, con un conto arrivato a 5.455 dollari per abitante. Anche l’Italia però ci ha rimesso, perché la sua violenza le è costata 53 miliardi di dollari. I nostri problemi vanno dalla corruzione, alla generale percezione di instabilità nella società. La speranza dell’Institute for Economics and Peace è che la lettura di questi numeri spinga gli esseri umani a ripensare le proprie azioni.

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