domenica 21 ottobre 2018

Grazie Presidente


Incontro con il Presidente della Repubblica
On. Sergio Mattarella
Roma, 19 ottobre 2018

Carissimo Presidente,

è con grande emozione che Le rivolgo la parola per ringraziarLa a nome dell'Associazione Gervasio Pagani per l'opportunità che ci ha dato di poterLa incontrare.
Questo incontro chiude le iniziative che abbiamo promosso in occasione del XXX° anniversario della scomparsa di Gervasio, Emanuela, Francesca e Elisabetta nell'incredibile tragedia di quel lontano 13 luglio del 1987.
Sembra ieri. Quell’incidente ha tolto alla comunità di Coccaglio, a Brescia, all'Italia e agli amici una grande figura di leader, lasciando increduli e sgomenti tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

Gervasio era nato nel ‘50 a Coccaglio, primo di tre figli che ancora piccoli avevano perso il papà, tirati grandi e fatti studiare dalla madre. A costo di duri sacrifici si era laureato in lettere alla statale di Milano con una tesi su Miglioli e sulle lotte contadine nel cremonese.
Si era avvicinato alla politica giovanissimo, aveva approfondito e studiato i testi dei maggiori pensatori e le biografie dei principali maestri e testimoni del pensiero cattolico-democratico: da Mounier a Maritain, da Sturzo a De Gasperi a Dossetti, agli amatissimi don Mazzolari, don Milani, Bernanos e Padre Davide Turoldo.
Lo aveva affascinato la figura bresciana di Michele Capra, un partigiano dei Ribelli per amore, che non era uso portar vanto del suo impegno nella resistenza ma, con i gesti e i comportamenti intransigenti, praticava i valori attinti in quell'impulso generoso e impegnativo, come l'esperienza di fabbrica più tardi, a fianco di uomini di credo ideologico diverso. Con Michele Capra e Giovanni Landi, Gervasio diede un contributo decisivo a Brescia all'esperienza del gruppo della sinistra DC di Bodrato, con una forte impronta morotea.

Lo accomunava a Capra l'intransigenza e la coerenza tra la moralità pubblica e quella privata, tra il dire e il fare, tra l'essere e l'apparire; viveva la politica quasi come una religione e ne detestava il professionismo; c'era in lui ed in quella sua coerenza anche una dose di fierezza orgogliosa, Era convinto che la preparazione culturale, l'intelligenza e l'impegno politico alla fine dovessero trovare consenso e riconoscimento.
Per queste ragioni apprezzava le posizioni politiche che facevano di una ispirazione morale ed etica la base della loro motivazione; da qui il convinto apprezzamento della proposta berlingueriana dell' «austerità», incompresa da una società e da un mondo che andavano velocemente spostandosi verso i miti del consumismo e del modernismo e i riti dello scambio neo corporativo.

Gervasio non aveva grandi propensioni alla diplomazia: "la diplomazia, ci diceva, preferisco lasciarla ai cardinali di curia e di partito".
Ricordo il suo intervento al congresso nazionale della DC dell'80, quando prese la parola per richiamare il suo partito alla necessità del confronto con il Pci, e tra bordate di fischi, per nulla intimidito, affermò con tenacia le sue convinzioni.
Questo suo modo di essere, questa sua attenzione ai temi del mondo e delle ingiustizie, portò molti di noi ad amare la politica, a vivere l'impegno per gli altri, i più poveri e umili. Le sue analisi e le sue attenzioni alla centralità della persona umana lo portavano a coniugare l'impegno politico nazionale con particolare attenzione alle questioni nord-sud del mondo e ai temi della pace; temi per i quali nutriva un grande interesse e sui quali intratteneva relazioni e rapporti anche con personalità notevoli del nostro mondo politico, culturale ed ecclesiale.
Gervasio era convinto che la centralità del partito come strumento per la promozione umana fosse fondamentale per le classi popolari ma, al tempo stesso, aveva la consapevolezza che per svolgere al meglio la sua funzione doveva aprirsi al mondo esterno, ai giovani in particolare, ma anche al mondo della cultura e del sociale.
Queste sue doti lo videro protagonista, prima nell'appello dei cattolici democratici del no al referendum sull'abrogazione della legge sul divorzio, poi nell'esperienza della Lega Democratica di Pietro Scoppola e Achille Ardigò.
Brescia e in particolare Gervasio e il Circolo Michele Capra furono sostenitori convinti della “terza fase” morotea.
E' a Brescia infatti che la Lega Democratica, con Stefano Minelli, Luigi Bazoli, Leonardo Benevolo, Giovanni Landi e Gervasio, tenne quasi tutti i convegni nazionali ai quali parteciparono tanti personaggi autorevoli della cultura, della politica e del sociale: Romano Prodi, Alfredo Carlo Moro, Ermanno Gorrieri, Paolo Prodi, Paola Gaiotti, Nino Andreatta, Luigi Pedrazzi, Paolo Giuntella, Roberto Ruffilli, Leoluca Orlando, Pierluigi Castagnetti. Ricordiamo con nostalgia e commozione che anche Lei Signor Presidente non ha mancato di partecipare ai nostri appuntamenti.
Cattolici che si sentivano figli della cultura conciliare, giudicavano un valore positivo la moderna laicità dello stato ed erano convinti sostenitori della lotta dei lavoratori e delle classi meno abbienti per una uguaglianza dei diritti politici e sociali. Nel 1978 nacque la rivista Appunti di cultura e di politica che Pietro Scoppola presentò come la necessità di non disperdere la grande eredità di Aldo Moro, appena assassinato, e della terza fase da lui proposta.
La rivista, dopo l'avvio a Modena, venne trasferita a Brescia e per lunghi anni fu uno strumento prezioso di elaborazione e di confronto politico culturale.

La tragedia di quel lontano 13 luglio ci ha portato via Gervasio con tutta la sua splendida famiglia. Lo sconforto e il dolore sono stati grandi come grande fu la tentazione fra tanti di noi di mollare tutto. Solo il dovere di restituire il tanto che lui ci aveva dato, nella sua breve esistenza, ci richiamò alla responsabilità e al dovere di tener vivo il suo insegnamento. Per queste ragioni decidemmo di dar vita ad una associazione a lui intitolata lo stesso anno della sua scomparsa.
Da quella data, l’Associazione ha organizzato nell'arco di questi trent'anni tante iniziative di carattere culturale e politico, corsi di formazione alla politica per i giovani, incontri di testimonianza con missionari impegnati in Brasile, in Medio Oriente e in Africa.
Nonostante le difficoltà, siamo riusciti a tener vivo il ricordo di questo grande amico e maestro; alle nostre iniziative le comunità di Coccaglio e bresciana hanno sempre risposto positivamente.

Quante volte ci siamo chiesti, senza darci una risposta, cosa avrebbe fatto e che suggerimenti ci avrebbe dato Gervasio riguardo alle grandi trasformazioni della società e ai profondi mutamenti politici di questi tren’anni. Spesso abbiamo avuto la sensazione che un ciclo fosse definitivamente finito, che i cattolici avessero esaurito il proprio ruolo nella vicenda politica italiana. Sono certamente venute meno quelle agenzie formative che, a partire dalle parrocchie fino all'associazionismo, hanno rappresentato una fucina preziosa di classe dirigente popolare. Oggi, la mancanza di quel terreno fecondo rende difficile il percorso all'impegno politico di tante generosità giovanili diffuse e presenti nella società civile. La politica pare lontana dalle vicende quotidiane; l'imbarbarimento del dibattito politico di questi ultimi anni, una rabbia diffusa e palpabile spesso ingiustificabile e l'uso sguaiato delle nuove tecnologie rendono sempre più esile e fragile il concetto di comunità tanto caro a Gervasio.

Non mancano i maestri. Papa Francesco è sicuramente un dono della Provvidenza per i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà, ma spesso i suoi richiami e i suoi appelli vengono lasciati cadere nel vuoto, per il forte vento di conservazione e di destra che si manifesta a livello globale e un po' perché anche noi siamo spesso condizionati dalle nostre abitudini e dalle nostre pigrizie.
Infine signor Presidente, gli amici dell'Associazione, sentono il dovere di esprimerle un sincero ringraziamento per come sta svolgendo il Suo difficile compito in un tempo a dir poco complicato.
Il Suo comportamento di coraggioso e grande equilibrio ha consentito di far fronte a un passaggio delicatissimo per il nostro Paese dopo il sorprendente risultato delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo. Ella infatti, tra mille difficoltà, ha favorito l'unica soluzione possibile ad evitare un ritorno traumatico alle urne.
La situazione che viviamo comunque non è delle migliori soprattutto per i rischi che la debole crescita economica comporta, ma, di più, per il continuo conflitto annunciato e praticato nei confronti dell'Unione Europea, anch'essa attraversata dai populismi aggressivi che mettono a rischio settant’anni di democrazia e di convivenza pacifica. Restiamo convinti che anche in questo caso Lei saprà far fronte con decisione ai delicati passaggi futuri, per impedire che l'Italia, Paese fondatore e ispiratore dell'Unione Europea, si renda protagonista di strappi insanabili per una serena convivenza nel vecchio continente, conquistata al prezzo di inenarrabili tragedie e di tanti sacrifici.
Riccardo Imberti
Vice Presidente

mercoledì 3 ottobre 2018

Giovani, svegliatevi: Lega e Cinque Stelle vi hanno riempito di debiti per annaffiare di soldi gli anziani


Chissenefrega del deficit, dei mercati, dello spread. Se c’erano 40 miliardi, si potevano spendere molto meglio di così, per far ripartire l’Italia. Invece, soldi ai pensionati, ai professionisti, a chi non ha pagato le tasse. Che sia la volta buona che i giovani italiani si sveglino un po’?
di Francesco Cancellato

No, non ce ne frega nulla (o quasi) del deficit al 2,4% del Pil. Non ce ne frega nulla (o quasi) nemmeno delle reazioni dei mercati, dello spread, del più che probabile declassamento del debito pubblico italiano. Non ce ne frega nulla (o quasi) perché la cosa grave di questa nota di aggiornamento al documento di economia e finanza è non sono i numeretti che ci sono fuori, ma quel che c’è dentro. Perché se ci avessero detto che avrebbero speso 40 miliardi di euro per rifare tutte le scuole d’Italia, per finanziare la ricerca pubblica e il trasferimento tecnologico, per sistemare strade e ponti, per attivare un processo di riqualificazione energetica di tutti gli edifici che hanno più di trent’anni, per rendere gratuiti gli asili nido, per aumentare i fondi e gli sgravi fiscali a disposizione delle famiglie che decidono di fare figli, o anche solo per qualcuna di queste cose, non avremmo avuto nulla da dire.
Che si sforassero, i parametri. Che reagissero, i mercati. Che andasse dove vuole, lo spread. Avremmo avuto un Paese più moderno e più equo, proiettato al futuro, desideroso di colmare i propri divari col resto d’Europa, intenzionato a investire nella cultura dei suoi cittadini, a trattenere i suoi giovani, a riqualificare la propria economia, a prendersi cura della sua bellezza e della sicurezza dei suoi cittadini, a includere le donne nel mercato del lavoro, a riempire le sue culle vuote. 40 miliardi di investimenti in un Italia che non investe più su se stessa da dieci anni almeno
E invece no. Abbiamo sfidato l’Unione Europea, i mercati, lo spread per tenere l’Iva lì dov’è, per far andare 400mila persone in pensione subito attraverso un principio, quota 100, che durerà lo spazio di una legislatura prima di esploderci in mano, per dar loro un po’ di soldi in più con la cosiddetta pensione di cittadinanza, per abbassare le tasse ai professionisti e per fare uno sconto a chi, negli scorsi anni, non aveva pagato le tasse, lasciando un paio di miliardi di briciole alla sistemazione dei centri per l’impiego, cosa che in Germania ne costò 11, a suo tempo. In ogni caso, conti della serva alla mano, 38 miliardi a 2, di cui 27 a debito, messi in conto alle generazioni future. Saremo incontentabili benaltristi, ma lo vediamo solo noi che è tutto sbagliato? Che ci siamo giocati l’occasione di cambiare il Paese, per renderlo ancora più uguale a com’è e non dovrebbe essere: un posto abitato da anziani, a misura di anziani.
Con tutta la benevolenza possibile, raramente abbiamo visto una scelta di politica economica tanto miope e autolesionista, figlia unicamente della necessità di ripagare il proprio bacino elettorale, perlomeno quello che con più frequenza e fedeltà si reca alle urne. E sinceramente un po’ ci speriamo che questo gigantesco spreco finisca per svegliare quel corpo sociale morto che sono i giovani italiani, che hanno subito la loro ennesima presa in giro, per di più da due partiti che avevano votato in massa. E vorremmo che qualcuno chiedesse a Salvini dov’è la grande emergenza delle culle vuote, e a Di Maio dove sono gli asili nido gratis, e a entrambi dove sia la scuola e dove la ricerca, che in quattro mesi di governo sono state a fatica nominate. E vorremmo che le opposizioni, già che ci sono, prendessero il coraggio a quattro mani per dare battaglia senza quartiere a questo disastro. Lasciando perdere il deficit, i mercati e lo spread e cominciando a occuparsi di politica, di politiche. Sarebbe già qualcosa, in questa notte buia come la pece.