lunedì 2 marzo 2015

Roma e Salvini, il giorno dopo


Alessandro Gilioli
L'Espresso 1 marzo 2015
Immagino che ieri sera Renzi abbia stappato lo spumante, a vedere i modi in cui si manifesta il malcontento al suo governo in questo Paese.
Da un lato il flop di Salvini, perché di flop si è trattato; nel senso che dopo una preparazione di settimane e una quantità infinita di teaser televisivi, il capo del Carroccio non è riuscito ad andare oltre la somma aritmetica dei leghisti venuti dal nord con le camicie verdi e dei fascisti romani che ruotano attorno a Casa Pound. In sostanza, c'erano i militanti di un partito in visita e quelli di una nicchia in accoglienza. Punto, fine. Due recinti che si sono mescolati tra loro, ma che non sono usciti da se stessi. Ovviamente non è detto che andrà sempre così, ma ieri è andata così.
Contemporaneamente, in un un'altra zona della città, sfilava quella che dovrebbe essere l'altra area politica anti Renzi, cioè l'opposizione di sinistra. E anche qui, le solite cerchie: militanti storici della sinistra radicale e degli antagonisti romani, uniti (di nuovo!) contro qualcuno (Salvini, nel caso) anziché per qualcosa - e nessuna contaminazione al di fuori della propria nicchia.
Ovviamente, da persona di sinistra, il flop di Salvini mi rallegra; e la marginalità identitaria dell'altro corteo mi rattrista. Ma questo conta poco. Quello che conta, fuori dalle simpatie di ciascuno, è che con due manifestazioni nella capitale in cui si insultava Renzi, alla fine, ieri, ha vinto Renzi.

Nessun commento:

Posta un commento