giovedì 19 marzo 2015

Il malessere di un cittadino attivo.


Aliberto Taglietti
Amici comuni, sensibili, attenti ai problemi, con un grande manifesto annunciano un convegno, lunedì 23 marzo, alle ore 17, presso gli Artigianelli, sul tema della Povertà e delle Disuguaglianze.
Bene si direbbe. Poi si legge il sottotitolo: Oggi più di ieri la povertà è qualcosa che abbiamo vicino, ecc. Ma, viene il dubbio, se è vicina non riguarda noi e poi la povertà sembra un oggetto impersonale, la povertà è “qualcosa”. La povertà, se è una cosa esterna, “fastidiosa” come le mosche, …basterà difendersi con una zanzariera! Avrei voluto partecipare, ma la discussione non mi riguarda, riguarda solo chi povero non è, ho pensato. Poi viene il tema della Diseguaglianza. Bella parola, ma tra chi? Tra la povertà e il privilegio? Tra chi lavora onestamente e chi viene offeso dalla corruzione? Tra chi paga tutte le tasse e chi ci assedia con l’evasione fiscale? Qui è facile lasciare che la demagogia trionfi. I filoni di discussione sarebbero molteplici, ma è quasi impossibile iniziare un ragionamento senza rischiare di rendere più uguali soltanto i poveri, senza nemmeno farci sfiorare dal pensiero di rendere meno ricchi i più ricchi, i privilegiati meno privilegiati, i corrotti meno corrotti e gli evasori meno evasori. Ci si scontra a questo punto con un fatto reale, tecnico: dei poveri conosciamo tutto, i nomi, i cognomi, le residenze, i redditi. Lo Stato li conosce e, bontà sua, ci prepara anche la dichiarazione dei redditi. Ma dei ricchi non parliamo? Il sindacato, quando non era così burocratizzato, riusciva a tenere contenuto il divario tra il salario dell’operaio e i compensi del dirigente o dell’amministratore delegato. Perché oggi non è più così? Perché i ricchi non hanno più confini? E’ approfondendo la ricerca di questi “sconosciuti” che si arriverà a ridare dignità alla povertà. Il proliferare di convegni, incontri, talvolta senza dibattito, senza confronto, hanno anche un costo. Sommando i costi di tanti convegni le cifre diventano consistenti. Soltanto con la sobrietà e con l’autofinanziamento si può ridare dignità alla politica e al partito.



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