venerdì 13 marzo 2015

Penultimatum


Riccardo Imberti
La Camera dei deputati ha approvato la riforma costituzionale, con 357 sì, 125 no e 7 astenuti, chiudendo il cerchio sulla prima lettura del ddl Boschi che tornerà a Palazzo Madama per avviare l'iter della seconda lettura, come prescrive l'articolo 138 della Costituzione sulle modifiche della Carta.
Punti principali della riforma: Senato composto da 100 senatori eletti dai Consigli regionali, con meno poteri nell’esame delle leggi; nuovo Federalismo, con abolizione delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni e alcune competenze strategiche riportate in capo allo Stato.
Nonostante il ripetersi delle voci contrarie alle riforme, nei passaggi che si sono susseguiti in questo periodo la maggioranza ha tenuto. Il quadro politico resta comunque incerto e le cose da fare ancora molte. Passo dopo passo, lo slogan lanciato dal premier sembra funzionare e le opposizioni interne ed esterne non paiono in grado di proporre alternative convincenti. La minoranza del PD sembra sempre in procinto di fare lo sgambetto a Renzi ma sul filo di lana si divide e, a parte gli irriducibili noti, torna a votare le proposte del segretario e del governo. Certo è che il clima di penultimatum che si respira lascia sempre l'amaro in bocca.
Nel momento in cui le opposizioni Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle mostrano di attraversare una stagione di grosse difficoltà, una persona normale immagina che il PD faccia ogni sforzo possibile per mostrarsi come l'unica realtà che di fronte ai segnali positivi che iniziano a manifestarsi, sa dare stabilità al quadro politico e in questo modo, far uscire il Paese dalla crisi. Così non è e ogni passaggio diventa faticoso e a rischio.
Intanto il Jobs Act sembra dare i primi risultati, l'occupazione da segnali di ripresa e il nostro Paese ha riacquistato credibilità in Europa e nel Mondo.
Sono segnali ancora deboli ma pare che la strada imboccata sia quella giusta e questo induce ad un discreto ottimismo. Nell'agenda del governo vi sono ancora questioni rilevanti, in particolare la riforma della scuola e quella della Rai. Due temi delicatissimi e strategici che rappresentano scommesse alte.
Quello che posso dire con certezza è che dopo un anno di governo le cose che sono state fatte sono state parecchie al di là di coloro che ad ogni piè sospinto tentano di negarlo. La stampa in particolare e l'informazione in generale ad ogni passaggio manifesta i suoi limiti e spesso dimentica quello che non è stato fatto negli ultimi 20 anni; così facendo alimenta una grave mancanza di memoria del nostro Paese.
L'accelerazione impressa dal governo Renzi ha messo in scacco le tradizionali abitudini del sistema, in particolare il sindacato che sui temi del lavoro tende a manifestare i vecchi vizi che lo allontanano sempre più dal paese reale e soprattutto dai giovani.
C'è da augurarsi che la trasformazione in atto ricrei un clima di fiducia, che la legislatura possa durare fino al termine e che la stabilità seppur difficile possa contribuire alla rinascita del nostro Paese che ha tutti i numeri per riuscire.

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