L'ostruzionismo dice di voler salvare il parlamento, in realtà ne
sta distruggendo la residua credibilità. Il vero obiettivo è azzoppare
Renzi, ma si rischia il contraccolpo. E poi bisogna fare i conti con
Napolitano.
Anche ammettendo che sia sbagliato l’obiettivo di chi vuole
cambiare composizione e funzioni del senato, una cosa è certa: chi in
queste ore si è auto-nominato custode dell’istituzione ne sta in realtà
distruggendo la residua credibilità.
A palazzo Madama non si sta consumando alcuna battaglia per tutelare
il ruolo del parlamento. Tanto meno, figurarsi, in difesa della
democrazia. Non è sbarrando la strada alla riforma con ottomila
emendamenti, senza la disponibilità a concentrarsi sulle questioni che
veramente contano e senza riconoscere l’enorme lavoro svolto per
migliorare il testo iniziale, che ci si batte per cambiare un
bicameralismo che tutti riconoscono indifendibile in sé.
All’opposto, un senato che si dimostrasse incapace o non disponibile
ad auto-riformarsi, magari trascinando votazioni per settimane e mesi,
verrebbe facilmente additato come l’emblema dell’inefficienza e della
difesa del privilegio.
Si accetta di esporre l’istituzione a un rischio così pazzesco perché
l’obiettivo è palesemente un altro. Tutto e solo politico: azzoppare
Matteo Renzi, infliggere al suo governo l’umiliazione di un ritardo se
non addirittura di una sconfitta, ridimensionare una leadership che
evidentemente per qualcuno ha conquistato troppo consenso e troppo
potere.
Se non si recupererà un terreno praticabile, e se davvero si imporrà
il muro contro muro a oltranza, lo scontro è destinato ad avere
conseguenze serie nei rapporti fra i partiti e dentro i partiti. Per
dirne una, tra il Pd e ciò che rimane di Sel si sta aprendo una
voragine, a dispetto delle intenzioni, enunciate da Vendola appena pochi
giorni fa, di instaurare appena possibile relazioni da potenziali
alleati.
Chi avvelena i pozzi denunciando attentati alla democrazia non potrà evitare di misurarsi con le parole chiarissime pronunciate ieri dal capo dello stato: si sta lavorando seriamente a una riforma necessaria, assurdo parlare di «spettri di autoritarismo».
Fin qui solo il giornale di Padellaro e Travaglio, in tandem con
Grillo, è stato coerente: per loro, Napolitano è complice anzi regista
del golpe. Vendola la pensa allo stesso modo? Fin dove è disposto a
spingersi, nell’ansia di restituire a Renzi i colpi che ritiene di aver
subito? E soprattutto, alla fine, davvero gli ultrà del bicameralismo
pensano che davanti al paese il prezzo di una mancata riforma lo
pagherebbe Renzi?
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